Sarà oggi il giorno decisivo, il giorno del nuovo presidente della Repubblica, il giorno di Sergio Mattarella, palermitano, 73 anni, attualmente giudice costituzionale ma protagonista da oltre trent’anni della vita politica e istituzionale di questo Paese. Sul suo nome ormai c’è la convergenza di un’ampia maggioranza, resta – almeno così sembra fino all’ultimo – soltanto lo spazio per qualche schermaglia tattica da parte delle opposizioni. Ma la pattuglia di deputati e senatori che oggi scriverà sulla scheda il nome di Mattarella sarà senza dubbio più numerosa di quella che è strettamente necessaria per superare il quorum, che da oggi – quarta votazione – sarà più basso: non occorreranno i consensi dei due terzi dei votanti ma la maggioranza assoluta, cioè 505 voti.
Il copione disegnato nei giorni scorsi sembra dunque reggere. Anche perché intorno al nome di Mattarella c’è grande rispetto. Dalla prima elezione a deputato (1983) a oggi ha sempre incarnato un ruolo istituzionale prima ancora che politico. Poche concessioni a telecamere e taccuini e più in generale alle regole di una politica sempre più mediatica e polemica, Mattarella viene indicato come uomo mite anche se estremamente rigoroso, capace perfino – che rarità -di dimettersi da ministro (1990) in disaccordo con il Governo sul cosiddetto “riassetto televisivo”. Un nome facilmente spendibile, insomma, capace di mettere d’accordo tutti o quasi.
Per tutta la giornata di ieri (e anche in nottata) si sono quindi susseguiti gli incontri per convogliare sul nome di Mattarella il maggior numero di consensi. Il premier ha chiesto a Ncd di rivedere la decisione di votare scheda bianca alla quarta votazione, spiegando come sarebbe incoerente non votare Sergio Mattarella. “Per il bene dell’Italia”, ha sottolineato il premier Matteo Renzi che comunque sa bene che la maggioranza “ufficiale” (Pd, Scelta Civica, Sel, Per l’Italia, Gruppo autonomie-Psi-Pli) sarà più che sufficiente a eleggere il proprio candidato: secondo un calcolo – con pochi margini di scarto – sono 550 i voti da cui può partire la corsa di Mattarella. Ed è arrivato il sì di Angelino Alfano, leader di Ncd, e della quasi totalità dei rappresentanti del suo partito. Mattarella “è un grande siciliano, un fratello di un martire della migliore Sicilia alla cui memoria, votandolo, anche io oggi mi sono inchinato”, ha detto Alfano, mentre Maurizio Sacconi ha annunciato le sue dimissioni da capogruppo di Ncd a Palazzo Madama.
Sei senatori ex M5S iscritti al gruppo Misto hanno reso pubblica la convergenza sulla candidatura di Sergio Mattarella a presidente della Repubblica. “Al quarto scrutinio – hanno scritto in una nota congiunta Alessandra Bencini, Fabrizio Bocchino, Francesco Campanella, Monica Casaletto, Cristina De Pietro e Luis Alberto Orellana.
Forza Italia voterà scheda bianca, stando alle dichiarazioni ufficiali dei capigruppo di Camera e Senato, Brunetta e Romani. Non tanto una bocciatura della persona – è la posizione del partito di Berlusconi – ma una critica del metodo seguito dal Pd nella scelta del candidato, che sarebbe stato “imposto” e non “condiviso”. Berlusconi non è particolarmente contento (eufemismo) della scelta di Mattarella ma è possibile che qualche cespuglio del suo partito – leggasi la minoranza interna che fa capo a Raffaele Fitto – alla fine esprimerà la preferenza. Una frattura interna che certamente depotenzierà la presunta rottura del Patto del Nazareno che in teoria rischia di avvelenare la stagione delle riforme.
I fedelissimi del Movimento 5 Stelle non voteranno Mattarella (attaccato sul blog di Grillo) ma potrebbero farlo i dissidenti dell’ultima ora, fuoriusciti dalle fila del movimento. Stesso discorso per la Lega, con Matteo Salvini che ha apertamente bocciato l’ipotesi Mattarella.
Ieri la terza votazione, a Montecitorio, si è conclusa con un nulla di fatto; lo spoglio è stato ultimato alle 18.45 e nessuno dei candidati ha raggiunto il quorum dei due terzi richiesto. Nel dettaglio la terza votazione ha fatto registrare 513 schede bianche. Tra i più votati Imposimato 126, Fetri 56, Castellina 33, Bonino 23, Rodotà 22. In mattinata, nella seconda votazione, le schede bianche erano state 531, 123 voti erano andati a Imposimato, 51 a Feltri, 34 alla Castellina, 23 alla Bonino e 22 a Rodotà.