I carabinieri della compagnia di Corleone hanno compiuto un blitz, eseguendo quattro arresti, tra i comuni di Corleone, Palazzo Adriano e Villafrati. Nell’operazione antimafia sono stati impegnati circa una decina di militari, unità cinofile e un elicottero.
Dall’inchiesta, denominata “Grande Passo 2”, emergono i nuovi assetti di Cosa nostra a Corleone, Misilmeri e Belmonte Mezzagno. Scoperta anche una serie di estorsioni a carico di imprenditori e commercianti. Diverse vittime avrebbero collaborato all’indagine. Un imprenditore è stato costretto a pagare per due volte il pizzo a due famiglie rivali e li ha denunciati.
“Sono stati ricostruiti – spiegano i militari – ben 4 nuovi casi di estorsione, ai danni di imprenditori impegnati nel settore dell’edilizia e del commercio, sia nelle fasi dell’apertura che della gestione degli esercizi commerciali. Per la prima volta è stata constatata la preziosa collaborazione delle vittime che hanno offerto il loro contributo, abbandonando l’atteggiamento di reticenza che fin ora ha caratterizzato gli imprenditori e gli esercenti operanti nel territorio di Corleone. Il muro di omertà degli imprenditori e dei commercianti – continuano gli inquirenti – ha ceduto di fronte all’operato repressivo svolto negli ultimi tempi e alla professionalità dimostrata da magistrati e investigatori, i quali hanno saputo rassicurare ed infondere fiducia nelle vittime. Queste ultime hanno così deciso di raccontare senza alcun riserbo il meccanismo di pagamento del pizzo”.
In particolare gli inquirenti hanno ricostruito i rapporti tra la mafia di Palazzo Adriano, quella di Corleone e quella di Villafrati risalendo anche a ruoli e compiti dei singoli esponenti. Gli indagati devono rispondere di “estorsione, con l’aggravante del metodo mafioso”.
L’inchiesta, coordinata dalla Dda di Palermo, è il seguito di quella che, nel mese di settembre dello scorso anno, aveva fatto luce sull’organizzazione del mandamento di Corleone.
“In conclusione, quella che è emersa dalle indagini – dicono gli inquirenti – è la fotografia di una mafia che nonostante le varie operazioni di polizia riesce sempre a riorganizzare le proprie fila, individuando nuovi affiliati. Ancora una volta è stato accertato come uno dei principali canali di sostentamento delle consorterie mafiose è rappresentato dal provento delle estorsioni, commesse ora anche nei confronti di attività economiche di privati. Questa pressante azione estorsiva, peraltro, si è ripercossa sullo sviluppo economico delle comunità dell’entroterra palermitano, tenuto conto che spesso gli imprenditori hanno dovuto rinunciare persino alla prosecuzione delle loro intraprese aziendali, con la chiusura delle attività, soffocati dall’imposizione del pizzo”.