L’organo genitale maschile degli uomini attualmente in vita è più corto di due centimetri rispetto a quello dei nonni, e di un centimetro rispetto a quello dei coetanei della metà del secolo scorso. L’”allarme” è stato lanciato da due diversi studi: rispettivamente, il primo, riportato dal quotidiano inglese The Telegraph, che individua come causa le “malattie croniche che influiscono sulla frequenza delle erezioni”, e il secondo condotto presso l’Università di Padova.
“L’obesità sempre più marcata anche tra i giovani influenza negativamente la produzione di ormoni durante l’età dello sviluppo”, spiega Carlo Foresta, direttore del servizio per la Patologia della riproduzione umana dell’azienda ospedaliera di Padova, commentando l’articolo del Telegraph.
“La lunghezza dell’organo sessuale maschile – sottolinea ancora Foresta – è data dall’imprinting genetico che riceve ognuno di noi, ma può essere influenzata da fattori esterni: stili di vita poco salutali e fattori ambientali, che soprattutto nell’età dello sviluppo, possono incidere sulle dimensioni”.
Nonostante gli uomini contemporanei vivano molto più a lungo rispetto a un secolo fa, sviluppano molto più frequentemente però malattie croniche, quali il diabete: questi fattori, uniti al consumo più elevato di sostanze chimiche dannose presenti in alimenti e agli stili di vita meno salutari, avrebbe influito sull’organismo maschile provocando squilibri ormonali, con il conseguente risultato di un “accorciamento” medio dell’organo sessuale maschile.
La ricerca di Carlo Foresta ha preso in esame le misure di circa 2000 diciottenni, “confrontando i loro numeri con quelli delle passate generazioni”: il motivo, anche in questo caso, sarebbe da ricercare negli stili di vita poco salutari, fattori ambientali e un tasso sempre più alto di obesità, fattori che, secondo Foresta, “possono influire sulle dimensioni dell’organo sessuale soprattutto nell’età dello sviluppo”.
“Il benessere porta anche patologie come il diabete e il colesterolo, che incidono sulla salute dei vasi sanguigni e possono causare uno stato di fibrosi dei corpi cavernosi, con evidenti conseguenze sulle funzioni dell’organo.”, ha commentato Gabriele Antonini, urologo-andrologo presso l’Università La Sapienza di Roma e specializzato nell’impianto di protesi idrauliche. “Un problema – conclude – purtroppo in aumento”.
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