Veronica Panarello, madre di Loris, il bambino scomparso e ucciso lo scorso 29 novembre a Santa Croce Camerina, in provincia di Ragusa, non sta raccontando tutta la verità secondo gli inquirenti. I dubbi degli investigatori, in particolare, si concentrano sulle mosse della donna, quella mattina della scomparsa.
Secondo le ultime indiscrezioni, l’auto di Veronica Panarello, madre di Loris, è transitata a 50 metri dalla strada che porta a Mulino Vecchio, dove è stato trovato il cadavere, la mattina del 29 novembre, quando il bimbo è scomparso.
La Polo nera di Veronica Panarello, infatti, non avrebbe mai raggiunto quella mattina la scuola frequentata dal piccolo, come invece ha raccontato la donna nel corso degli interrogatori. Le telecamere nei pressi della scuola, infatti, non registrano mai un’immagine della vettura nell’orario indicato dalla madre del bambino.
Inoltre, secondo un rapporto di polizia e carabinieri, quella mattina Loris è tornato a casa dove è rimasto 36 minuti con la madre. Analisi medico-legali hanno rilevato sui suoi polsi segni compatibili con l’uso di fascette simili a quelle usate per ucciderlo. Quando è stato ucciso, quindi, Loris era legato in modo da tenergli le mani attaccate l’una all’altra.
“Io ho detto la verità, qui sono tutti contro di me”. Sono le parole di Veronica Panarello, madre del piccolo Loris, che si dice sotto assedio mentre si professa innocente e vittima di quanto accaduto. In sua difesa interviene il papà di Loris. “Veronica – dice tramite il suo legale – è una mamma speciale, non voglio che si infanghi il nome di mia moglie”. “Abbiamo già tanto dolore” aggiunge l’uomo chiedendo ai giornalisti di “non mostrare più le foto dei bambini” e ai cittadini di Santa Croce la “collaborazione”. “Chi sa parli – conclude – Aiutateci e dateci al più presto nostro figlio”.
“Siamo sulla strada giusta”: è la valutazione di Orazio Fidone sugli sviluppi dell’inchiesta sulla morte per strangolamento di Loris Stival, il bambino trovato morto il 29 novembre scorso in contrada Mulino Vecchio di Santa Croce Camerina. L’uomo, che è indagato per atto dovuto per sequestro di persona e omicidio, torna a parlare in piazza e si dice non pentito di avere trovato il corpo: “Sono sereno – dice – lo rifarei”. Oggi dice di “sentirsi più sollevato” anche se sostiene di “non aver mai avuto paura di restare impigliato” nella rete delle indagini. L’importante, per il cacciatore è che “i giornalisti separino i due fatti, il paese e quello che è accaduto, perché la nostra è una comunità sana”.
E intanto elicotteri di polizia e carabinieri hanno sorvolato questa mattina le campagne attorno a Santa Croce Camerina nella speranza di individuare dall’alto il punto dove potrebbe essere stato gettato lo zainetto di Loris. L’ipotesi degli investigatori è infatti che lo zainetto blu con le cinghie gialle sia stato gettato da qualche parte o dall’assassino o da qualcuno che potrebbe averlo aiutato.