Si indaga senza sosta a Santa Croce Camerina, a pochi chilometri da Ragusa, per fare luce sulla morte del piccolo Loris Stival. Il bimbo è stato ucciso sabato scorso e il suo corpo ormai privo di vita trovato in un canalone nei pressi di un mulino abbandonato.
La mamma ha dato l’allarme intorno alle 12,30 e il macabro ritrovamento è avvenuto nella tarda serata. Tanti i dubbi e un unico indagato, il cacciatore Orazio Fidone che ha trovato il cadavere. Un atto dovuto – spiegano dalla Procura – , un provvedimento emesso per fare alcuni accertamenti.
“Un caffè – dice Fidone – lo offro con piacere ai giornalisti, purché lasciate in pace il paese: se volete parlate con me che oramai mi trovo in questa situazione. Se è questo il prezzo che devo pagare per dare pace al paese sono pronto a subire tutto. Sono contento della solidarietà che ho ricevuto dalla mia comunità, ma lasciate in pace i bambini delle scuole: sono molto scossi. Ho due nipoti che per due giorni non solo non mi hanno parlato, ma non mi hanno neppure guardato”.
Le indagini si soffermano però anche sulla versione dei fatti fornita dalla madre del piccolo. La donna dice di avere lasciato il figlio a scuola, dove però il bambino non è mai entrato. Ora dopo ora emergono delle incongruenze nelle dichiarazioni della donna e anche i filmati delle telecamere di sorveglianza del paese sembrano smentire la sua versione de fatti.
La Polo nera di Veronica Panarello, infatti, non ha mai raggiunto la mattina di sabato 29 novembre la scuola frequentata dal piccolo, come invece ha raccontato la donna. Le telecamere nei pressi della scuola, infatti, non registrano mai un’immagine della vettura nell’orario indicato dalla madre del bambino.
La circostanza emerge dall’analisi fata dagli investigatori di polizia e carabinieri dei video installati dalle telecamere a Santa Croce Camerina. Veronica ha infatti raccontato di essere transitata da via Giacomo Matteotti, nei pressi della scuola elementare Falcone e Borsellino e di aver lasciato il figlio a poche decine di metri dall’ingresso. Ma tra le 8.30, l’orario in cui escono da casa la donna e i due figli e le 8.40 – l’orario in cui un’altra telecamera riprende l’auto nei pressi della ludoteca dove verrà lasciato il figlio più piccolo – non c’è traccia del passaggio della polo nera nelle immagini registrate dalla telecamera comunale all’incrocio tra via Matteotti e piazza Unità d’Italia. Un punto dove la donna ha sostenuto di essere passata.
Ci sarebbe un buco di 15 minuti nel racconto che Veronica Panarello, ha fatto ad investigatori ed inquirenti su quel che accadde la mattina di sabato 29 novembre, il giorno in cui è scomparso il bimbo poi trovato morto nel fosso a Molino Vecchio. Dai video in possesso degli investigatori emergerebbe infatti che la donna esce di casa attorno alle 9.15-9.20 per raggiungere il castello di Donnafugata e partecipare al corso di cucina. Per raggiungere la tenuta si impiegano tra i 15 e i 20 minuti, ad un’andatura normale, come hanno verificato gli stessi investigatori. Veronica Panarello dovrebbe essere arrivata al corso, che cominciava alle 9.30, non più tardi delle 9.40. La mamma di Loris, stando invece alla testimonianza di un partecipante al corso, arriva alle 9.55. e quando arriva fornisce una giustificazione che investigatori e inquirenti definiscono “non richiesta”: “scusate il ritardo – avrebbe detto la donna – ho avuto dei problemi”.
Gli inquirenti hanno effettuato ricerche nell’abitazione della donna così come in quella del cacciatore. Diversi anche i sopralluoghi nel canalone dove è stato trovato il corpo. Tracce organiche, ora sottoposte a esame genetico, sarebbero state individuate sulle forbicine trovate nell’abitazione di Loris Stival, sequestrate dagli investigatori. Secondo quanto si apprende, il campione genetico sarebbe stato isolato con il luminol dagli esperti, che stanno ora eseguendo gli esami per stabilire a chi appartenga quella traccia.
Adesso alcune informazioni utili potrebbero arrivare dall’esame del rilevatore Gps presente sulla vettura della mamma del bambino. Tecnici stanno cercando di accertare se è possibile estrapolare dati utili. “La mamma di Loris ha autorizzato volontariamente l’acquisizione del Gps – spiega il legale di Veronica Panarello, l’avvocato Francesco Villardita – che era stato istallato nella sua auto nell’ambito di un contratto stipulato con la compagnia assicurativa. Non è stato sequestrato, così come la Polo: è acquisita agli atti dell’inchiesta perché la mia assistita non è indagata. Ed è estranea ai fatti”.
Quello che è certo è che il piccolo è morto per asfissia da strangolamento. Probabilmente è stata utilizzata una fascetta come quelle usate dagli elettricisti. E fascette proprio di questo tipo sono state consegnate dalla mamma alle maestre del piccolo. Secondo la donna servivano per un compito, elemento smentito dalle insegnanti. Le maestre si sarebbero sorprese perché non avevano richiesto mai l’utilizzo di fascette di plastica per esperimenti scolastici, ritenendole pericolose. Per questo hanno successivamente informato gli investigatori, consegnando loro tutto il materiale che avevano ricevuto dalla mamma di Loris.
“Il papà di Loris, su pressioni della mamma, ci ha dato una confezione, aperta, di fascette di plastica bianche, sostenendo che sarebbero dovute servire al bambino nei lavori in classe proprio il giorno in cui era scomparso”. Lo ha dichiarato la maestra Teresa Iacona, confermando così la ricostruzione fornita dalla dirigente della scuola Falcone e Borsellino, Giovanna Campo.
“Noi – ha aggiunto – siamo rimaste sorprese perché non avevamo mai chiesto di portarle, perché sono pericolose, e non era previsto il loro utilizzo a scuola. La mia collega ha chiamato la polizia e successivamente le abbiamo consegnate in Questura. Nessuno mai a scuola ha chiesto fascette per esperimenti”. “Mentre parlavamo con la madre – ha ricordato l’insegnante – ci ha detto che c’erano queste fascette che a suo dire noi avevamo chiesto di comprare per fare esperimenti, era una confezione aperta. È stata la madre a sollecitare il padre dicendogli: ‘Valle a prendere’. Lui le ha portate e noi ci siamo molto sorprese, meravigliate, non avevamo mai chiesto una cosa del genere, per questo abbiamo deciso di informare gli investigatori. È importante fare chiarezza – ha aggiunto Teresa Iacona – perché a scuola materiale pericoloso non è mai entrato“.
Dalle prime analisi le fascette sarebbero compatibili con quella utilizzata per strangolare Loris. Per avere un riscontro definitivo occorreranno giorni.
“Ci sono problemi su una fascetta che sarebbe compatibile, e qualunque strumento penso sia compatibile per strangolare una persona purché sia abbastanza lungo per poterlo fare”. Lo ha detto il legale della famiglia Stival sullo strangolamento del piccolo Loris. Alla domanda se le fascette consegnate dalla madre alla maestra del piccolo possano essere compatibili, ha risposto: “Non lo so, ci vogliono accertamenti tecnici per poterlo accertare”. “In questo momento – ha aggiunto rivolgendosi ai giornalisti – non sono in grado di poter rispondere alle vostre domande perché non abbiamo comunicazioni in merito. La signora non è indagata, ma anche se lo fosse non avremmo accesso agli atti. Nulla cambia”. “Oggi – ha concluso il legale – sono venuto soltanto a trovare la signora che sta malissimo”.
LA DECISIONE DEL SINDACO – “Ho il dovere morale di preservare la mia comunità dall’assalto mediatico di questi giorni per il delitto del piccolo Loris. Il dolore della famiglia è il dolore di un’intera comunità. Non a caso l’amministrazione comunale ha deciso di sospendere le iniziative natalizie. Per noi non ci sarà Natale”. Lo dice il sindaco di Santa Croce Camerina, Franca Iurato. “Mi appello alla sensibilità e alla deontologia dei giornalisti – aggiunge il sindaco – impegnati in questi giorni a raccontare la cronaca del delitto. Ma un conto è la cronaca, e un altro la morbosità delle notizie”.