Il presidente della Commissione Ue al centro della polemica. Jean Claude Juncker ha guidato il Lussemburgo dal 1995 al 2003 e adesso un’inchiesta giornalistica porta a luce presunti favoritismi fiscali del governo del Lussemburgo nei confronti di 340 multinazionali.
L’esecutivo avrebbe stipulando patti segreti e Juncker, che in queste settimane ha più volte posto l’accento sulla necessità di aver viene tirato in causa direttamente
La sua “credibilità è in gioco”, tuona il capogruppo S&D, Gianni Pittella. Marine Le Pen ne chiede le dimissioni e il M5S parla di “scandalo, la prova dell’ennesima contraddizione di questa Ue” che “si fa guidare da un personaggio che ha avuto come scopo politico quello di far guadagnare il suo Paese sulle spalle degli altri partner europei”.
Il nuovo portavoce della Commissione, il greco Margaritis Schinas, assicura che l’esecutivo tratterà la questione come un caso di “aiuti di stato”.
In favore di Junker il ministro dell’Economia italiano. “La credibilità di Juncker – commenta Pier Carlo Padoan – non è a rischio, la vicenda ‘LuxLeaks’ è il risultato di un clima più trasparente, come dimostrano le decisioni prese con l’adozione dello scambio automatico di informazioni”.