È ovvio, la tentazione per il premier Renzi è tanta. Pare che il Governo abbia intenzione di chiedere la fiducia, mercoledì in Senato, anche sul decreto Lavoro, il famoso Jobs Act che ha fatto discutere dentro e fuori il Partito democratico. La segretaria di Renzi è riuscita a far approvare, in barba alle minoranze del suo partito, il documento con cui si cancella l’art. 18. A decidere sulla fiducia sarà il Consiglio dei ministri.
”Il governo – attacca Pippo Civati, leader della fronda di sinistra, sul suo blog – pare intenzionato a mettere la fiducia sulla legge delega che è già uno strumento che più fiduciario non si può. Una legge delega che tra l’altro è vaga, vaghissima e tutti possono leggervi quello che preferiscono”. “Se la delega resta in bianco è invotabile e con la fiducia conseguenze politiche”, scrive su Twitter Stefano Fassina.
Intanto Corradino Mineo, altro “ribelle”, dà l’aut aut al premier: ”Dovrà scegliere tra minoranza Pd e Ncd. Il documento approvato in Direzione parla di tutele importanti, di un’agenzia del lavoro, di abolire tutti i contratti impropri, tutto questo è contenuto nei sette emendamenti presentati dalla minoranza democratica, quindi tocca a Renzi dire se li fa propri o meno”.
Anche i sindacati, che domani incontreranno Renzi e il ministro Giuliano Poletti per un confronto sui temi del lavoro, annuncia battaglia. “Se il governo non dovesse cambiare direzione per quanto riguarda l’economia e il lavoro – ribadisce il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso – il sindacato andrà avanti con le mobilitazioni. Non basta un incontro per dire che le politiche del governo vanno bene. Se il governo continua con queste politiche annunciate è inevitabile che la mobilitazione del sindacato andrà avanti”.