La fecondazione eterologa è una forma di procreazione medicalmente assistita in cui il seme maschile o l’ovulo femminile non appartiene a uno dei genitori ma a un donatore esterno alla coppia.
Finora questa tecnica era vietata in Italia, ma a giugno del 2014 la Corte Costituzionale, con una sentenza in cui riconosce “il diritto incoercibile delle coppie ad avere figli”, ha dato il via libera alla pratica.
LE NUOVE LINEE GUIDA IN VIGORE DAL 15 LUGLIO 2015
I medici indicano il ricorso alla fecondazione eterologa nei casi in cui venga riscontrata l’infertilità assoluta di uno dei due partner o nei casi in cui la procreazione è considerata estremamente remota.
Le tecniche utilizzate sono tre, anche se quella definita “di terzo livello” è ormai quasi inutilizzata perché troppo invasiva (richiede la fecondazione in vitro e un intervento sulla donna in anestesia totale) e poco ripetibile.
La tecnica “di primo livello”, quella meno complessa e per i casi più semplici, prevede l’inserimento nella cavità uterina del liquido seminale.
La tecnica di secondo livello, Fecondazione in Vitro con Embryo Transfert (Fivet), prevede che tre degli ovociti prelevati (il massimo consentito) vengono posti su una piastra nella quale si versa una goccia di liquido seminale. Se gli ovociti si fecondano, gli embrioni ottenuti, fino a un massimo di tre, vengono trasferiti nell’utero. Se l’inseminazione in vitro non si verifica, singoli spermatozoi vengono inseriti negli ovuli con una micro pipetta direttamente nell’ovulo.
Le linee guida per poter accedere al trattamento sono attualmente al vaglio di Governo e Parlamento che stanno preparando un decreto per uniformare l’accesso alla fecondazione eterologa in tutte le Regioni d’Italia. La Conferenza delle Regioni, intanto, ha stabilito che i trattamenti costeranno tra i 400 e i 600 euro.