Operazione antimafia nel Palermitano /VIDEO |Presi 5 uomini del mandamento di Corleone /FT

di Redazione

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Operazione antimafia nel Palermitano /VIDEO |Presi 5 uomini del mandamento di Corleone /FT

| martedì 23 Settembre 2014 - 07:09

Oltre 100 carabinieri della compagnia di Corleone e del gruppo di Monreale hanno condotto una vasta operazione antimafia tra Corleone e Palazzo Adriano, finalizzata all’esecuzione di cinque ordinanze di custodia cautelare con l’accusa di associazione mafiosa.

Al blitz hanno partecipato unità cinofile e un elicottero. L’indagine è stata avviata nel 2012 dalla Dda di Palermo e ha fatto luce sugli assetti mafiosi attuali del mandamento di Corleone.

Tra gli arrestati spicca il nome di Antonino Di Marco, 58 anni, custode del campo sportivo comunale. Il suo ufficio era diventato il covo perfetto per i “summit” di mafia dei fedelissimi di Totò Riina. Nessuno sospettava che quella stanza fosse piena di microspie piazzate dagli uomini dell’Arma.

L’indagine, condotta attraverso pedinamenti, ma soprattutto intercettazioni, ha svelato l’attività estorsiva messa a segno, a tappeto, dai clan, l’illecita gestione degli appalti, ma anche alcuni contatti tra i fermati ed esponenti politici siciliani. Secondo gli investigatori, che hanno ricostruito ruoli e funzioni dei nuovi vertici della cosca di palazzo Adriano, nel mandamento di Corleone, a svolgere le funzioni di capo sarebbe Antonino Di Marco, 58 anni, ex custode del campo sportivo e fedelissimo del boss Totò Riina.

LE FOTO DEGLI ARRESTATI

Gli inquirenti hanno accertato che sugli appalti Cosa nostra continuava a intascare il 3% dell’importo dei lavori e che, in alcuni casi, al posto della richiesta di denaro imponeva agli imprenditori assunzioni di personale e acquisto di mano d’opera nelle aziende vicine ai clan. Per convincere le vittime a cedere i boss sono ricorsi spesso a danneggiamenti e furti all’interno dei cantieri delle imprese taglieggiate.

Al centro dell’indagine dei carabinieri ci sarebbero anche i rapporti tra  Di Marco e il deputato regionale dell’Udc, Nino Dina, attuale presidente della commissione Bilancio dell’Ars.

Di Marco è stato pedinato mentre andava nella segreteria politica del parlamentare regionale: i carabinieri stanno cercando di capire se ci sia stato un interessamento della cosca nella campagna elettorale del politico. Il dipendente comunale con l’incarico di custode del campo sportivo, Di Marco è il fratello di Vincenzo, che per anni ha svolto le mansioni di autista di Ninetta Bagarella, moglie del boss Totò Riina. Secondo i carabinieri sarebbe stato investito dai vertici del mandamento di Corleone del compito di controllare la gestione degli appalti nella zona del comune di palazzo Adriano.

> LE FOTO DEGLI ARRESTATI

Il clan, infatti, avrebbe messo le mani su una serie di lavori decisi dal comune. Insieme a Di Marco sono stati arrestati Pietro Paolo Masaracchia, 64 anni, nato a Palazzo Adriano, impiegato forestale, Nicola Parrino, 61 anni, nato a Palazzo Adriano, imprenditore edile, Franco D’Ugo, 48 anni nato a Palazzo Adriano, operaio, Pasqualino D’Ugo, 52 anni nato a Palazzo Adriano, operaio. L’inchiesta è stata coordinata dalla Dda di Palermo guidata da Leonardo Agueci.

Agueci, in conferenza stampa ha affermato: “Risulta dalle indagini che Cosa nostra ha indirizzato i suoi consensi verso Nino Dina, poi eletto all’Ars con moltissime preferenze proprio nella zona di competenza del clan”. Ai giornalisti che gli hanno chiesto se il parlamentare regionale dell’Udc sia indagato per voto di scambio, il magistrato ha risposto: “si tratta di fatti precedenti alla nuova formulazione del reato di voto di scambio. La vecchia norma prevedeva la contropartita economica che a noi, in questo caso, non risulta. Potendo ampliare la fattispecie, che ora parla genericamente di ‘altre utilità’ in cambio dei voti, probabilmente avremmo fatto valutazioni diverse”. Agueci ha anche detto che “non c’è la prova che Cosa nostra abbia ricavato dei vantaggi in cambio del certo sostegno elettorale a Dina”.

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