Mafia, colpo agli affiliati del clan Laudani /FOTO | Otto arrestati, due persone ricercate /I NOMI

di Redazione

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Mafia, colpo agli affiliati del clan Laudani /FOTO | Otto arrestati, due persone ricercate /I NOMI

| lunedì 22 Settembre 2014 - 07:29

Duro colpo alla “famiglia” mafiosa dei Laudani,oggi a Catania. Sono state emesse dieci ordinanze di custodia cautelare nei confronti di persone accusate di fare parte di un gruppo legato al clan catanese, specializzato nel controllo del territorio, acquisizione, controllo e gestione del tessuto economico e sociale.

I reati ipotizzati sono estorsione, usura e sequestro di persona. A emettere le ordinanze il Gip su richiesta della locale Procura Distrettuale. L’associazione è specializzata nelle estorsioni, prevalentemente con la tecnica del ‘cavallo di ritorno’, il pagamento del ‘pizzo’ per la restituzione delle refurtiva al legittimo proprietario. Operavano a Randazzo: 8 persone sono state arrestate (5 in carcere e 3 ai domiciliari). Altri due indagati sono attualmente irreperibili.

Il gruppo al centro dell’inchiesta, denominata Trinacium, dall’antico nome di Randazzo, è quello dei Ragaglia, legato alla ‘famiglia’ Laudani, che prende il nome dal suo capo, Claudio Ragaglia, 45 anni, detto il ‘direttore’, affiancato dal fratello Antonino Salvatore, di 52 anni.

Le indagini sono state avviate nel 2011 e si sono protratte sino al 2013, mesi in cui i carabinieri del Nucleo Operativo e Radiomobile hanno monitorato, con indagini tecniche e di tipo tradizionale, le attività della cosca e dei suoi associati. I militari hanno così verificato “la vitalità e l’operatività del clan, articolato nella classica struttura organizzata e verticistica il cui ruolo apicale sarebbe esercitato da Claudio Ragaglia, affiancato nell’attività di direzione dai fratelli Antonino Salvatore, 52 anni, e Michele, 54 anni, quest’ultimo indicato come figura sempre più influente tra le fila del clan”.

I NOMI DI TUTTI GLI ARRESTATI

> LE FOTO DEGLI ARRESTATI

“Le indagini dei carabinieri – ha spiegato il procuratore Giovanni Salvi – hanno permesso di evidenziare il tentativo della cosca di assumere il controllo del territorio, oltre che col controllo di ogni attività illecita anche mediante l’accurata gestione dei rapporti con altri gruppi criminali limitrofi. Ma l’operazione ha posto fine a tutto questo”. La forza intimidatrice del clan, specie in occasione del recupero delle somme concesse ad usura, si è manifestata con particolare violenza, tanto che, in uno degli episodi contestati, la vittima è stata sequestrata, obbligata a salire in auto e, una volta condotta in un casolare, legata, picchiata e minacciata di morte con una pistola. Per il comandante provinciale dei carabinieri di Catania, il colonnello Alessandro Casarsa queste “operazioni depotenziano la mafia e danno fiducia ai cittadini che sanno di potere contare sulle Istituzioni”.

Le indagini hanno permesso di evidenziare il tentativo del gruppo criminale di assumere il controllo del territorio, oltre che con il controllo di ogni attività illecita anche mediante l’accurata gestione dei rapporti con altri gruppi criminali limitrofi. La forza intimidatrice del clan, specie in occasione del recupero delle somme concesse ad usura, si sarebbe manifestata con particolare violenza, tanto che, in uno degli episodi contestati, la vittima è stata sequestrata, obbligata a salire in auto e, una volta condotta in un casolare, legata, picchiata e minacciata di morte con una pistola. I riscontri investigativi, caratterizzati anche da attività tecniche di intercettazioni ambientali e telefoniche, hanno permesso di ricostruire minuziosamente i ruoli e il vissuto criminale del clan, evidenziando anche la particolare accortezza degli associati nell’evitare i controlli delle forze dell’ordine.

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