Il tema dell’eutanasia torna alla ribalta della cronaca. L’Associazione Luca Coscioni ha pubblicato su Youtube una videointervista realizzata da Michele Lembo di Radio radicale a Damiana, una donna che ha ottenuto l’eutanasia in Svizzera.
Nell’intervista, rilasciata subito prima del viaggio della donna verso una clinica Svizzera, Damiana parla delle difficoltà incontrate, dei costi sostenuti e dell’aiuto ottenuto dall’Associazione Luca Coscioni e da Exit Italia.
“Sono relegata a letto, ho dolori fortissimi, le mie mani tremano. Non voglio aspettare di rimanere paralizzata del tutto. Questa non è vita” dice Damiana, 68 anni, malata di sclerosi multipla. L’associazione Coscioni chiede al Parlamento che la proposta di legge sull’eutanasia riprende il suo iter, dopo più di un anno di fermo.
“Non basta l’assistenza, la dignità ha varie sfumature, e uno che è abituato a fare tutto da solo non accetta un’assistenza totale: nell’igiene, nella nutrizione. Questa non è vita”, ripete ancora Damiana nel suo video-testamento, girato il 4 settembre.
Gli attivisti voglio riportare l’attenzione sul problema dell’eutanasia. Secondo alcune recenti stime sarebbero circa 20 mila le persone che ogni anno vengono aiutate a morire di nascosto negli ospedali. L’associazione Coscioni vuole puntare i riflettori su questo tema, organizzando campagne di informazione e di sensibilizzazione. Con un unico obiettivo: legalizzare l’eutanasia.
In attesa della legge sono sempre di più le persone che, come Damiana, si rivolgono appunto ai Paesi, come la Svizzera, in cui l’eutanasia è legale, a patto però che possano essere trasportabili e abbiano le risorse economiche e fisiche per sopportare una trafila lunga, piena di documenti e di visite. “Martedì avrò una prima visita con un medico – dice Damiana nel video, descrivendo la procedura a cui sarebbe stata sottoposta pochi giorni dopo -, il giorno dopo un’altra visita con il medico. Il terzo giorno, se non avrò cambiato idea, loro mi daranno una bevanda che devi bere da solo, ti fa addormentare e non ti risvegli più. Io potevo permettermelo, ma chi non può che fa? Sarebbe stato meglio poterlo fare in Italia”.