“Sei una nave scuola!”. Un’offesa rivolta alle donne, con riferimento alla vastità delle loro trascorse relazioni amorose, che per la Cassazione è un reato da condannare.
La Suprema Corte ha, infatti, condannato un ex marito siciliano di Messina che spesso, quando vedeva la moglie separata, nei primi tempi della rottura, aveva il brutto vizio di dirle “sei una nave scuola”, e per essere ancora più chiaro aggiungeva “hai sempre avuto amanti”.
Ad avviso degli Ermellini, “i termini rivolti dall’imputato alla ex moglie si rivelano chiaramente offensivi secondo l’apprezzamento della generalità dei consociati”, ossia in base al comune sentire della maggior parte delle persone. Per questo, la Cassazione ha respinto la tesi dell’imputato – Giuseppe Z. (classe 1960) – che voleva scampare alla condanna penale sostenendo che quelle frasi erano solo parole di “tenue” contenuto offensivo sulle quali si poteva chiudere un occhio.
I supremi giudici, invece, con la sentenza 37506 della Quinta sezione penale depositata oggi e relativa all’udienza svoltasi il 13 maggio, hanno confermato il verdetto emesso dal Tribunale di Messina il 22 settembre 2010 con il quale l’ex marito era stato condannato a 450 euro di multa. Giuseppe Z. si era separato da Antonia R. nel 2002 ma ancora nel settembre di quell’anno non aveva digerito la chiusura del rapporto matrimoniale e “in più occasioni”, tra il 22 e il 28 settembre di quell’anno, aveva apostrofato la ex moglie paragonandola alla ‘nave scuola’ che insegna ai non iniziati il manuale ‘pratico’ dell’amore.