Londra trema all’indomani del risultato di un sondaggio che ha visto per la prima volta in testa gli indipendentisti scozzesi con il 51% all’imminente referendum previsto per il 18 settembre. E subito offre ad Edimburgo poteri più ampi se la scissione venisse bocciata.
In particolare il ministro dell’Economia, George Osborne, ha annunciato un piano per dare più poteri alla Scozia su imposte, spesa e welfare. “Nei prossimi giorni”, ha sottolineato il ministro, “vedrà la luce un piano d’azione per dare più competenze alla Scozia: più poteri su imposte, spesa e welfare. E questo si potrebbe mettere in moto nel momento che ci fosse un voto negativo al referendum. Se la Scozia scegliesse la via di una maggiore autonomia”, ha proseguito, “avrà il meglio di entrambi i mondi”, continuando infatti a godere dei benefici di rimanere parte del Regno Unito. In un’intervista alla Bbc, il cancelliere ha spiegato che l’iniziativa ha incontrato il parere positivo dei principali partiti del Paese, Tory, laburisti e liberaldemocratici. Ma un punto resta fermo: se verrà sciolta l’Unione, la sterlina resterà inglese.
“Westminster – scrive stamane l’Independent – nel panico per la crescita del sostegno al movimento indipendentista” sta offrendo alla Scozia maggiore autonomia. Per la prima volta potranno votare anche i 16enni.
E arriva fino alle stanze di Buckingham Palace la preoccupazione per l’esito del referendum sull’Indipendenza della Scozia: Elisabetta II è “preoccupata” e chiede spesso aggiornamenti sull’andamento della campagna. Se da una parte quindi Buckingham Palace mantiene la sua linea ufficiale, neutrale rispetto al dibattito sul futuro status della Scozia, fonti di palazzo hanno rivelato al domenicale Sunday Times che “la regina è unionista… e adesso monta la preoccupazione”.