Voto 10 – a Frederick Wiseman. A lui il meritato Leone d’Oro alla Carriera. Un documentarista che ha sempre lavorato isolato dagli altri cineasti, con occhio scevro da ogni pregiudizio e da ogni intento didattico. Com’è nei suoi stessi desideri, i suoi documentari non parlano di ciò che ci serve. Sono allegri, tristi, tragici, come un film, un romanzo o una pièce teatrale. Il suo modello è la fiction letteraria, non il format d’informazione, e i suoi documentari (che ancora ad 84 continua a dirigere, montare, produrre e distribuire) sono stati capaci di rendere negli anni la complessità del mondo che ci circonda.
Voto 9 –agli ex-supereroi. Già Michael Keaton aveva ironizzato su se stesso e sul suo essere stato pioniere dei supereroi indossando la tutina di Batman, e ci aveva regalato una splendida interpretazione in Birdman. Adesso, sono trascorsi appena tre giorni, ecco altri due ex-supereroi alla ribalta: Andrew Garfield (The Amazing Spiderman) e Micheal Shannon (il generale Zod in L’uomo d’acciaio), si offrono al pubblico in una nuova veste attoriale in 99 Homes, un film duro con uomini duri, anche senza corazze d’acciaio e superpoteri. Se queste sono le premesse, speriamo che questa invasione di ex-supereroi continui!
Voto 8 – a 99 Homes – “Un sistema fatto per derubarti senza usare la parola furto”: così affronta il tema del suo film il regista Ramin Bahrani. Nell’America delle speculazioni immobiliari, dove nessuno va in prigione per le frodi commessi e nessuno ha pietà per le vite delle famiglie sfrattate dalle banche (perché l’America, come dice uno dei protagonisti, è fatta dai vincenti per i vincenti), il ricco agente immobiliare Carver coinvolge un giovane operaio che ha appena sfrattato nel suo lavoro, costringendo a sfrattare a sua volte altre famiglie per poter riavere la propria casa. Un patto quasi Faustiano, con annessa crudele perdita di innocenza in un paese in crisi, e due splendidi interpreti. Da vedere.
Voto 8 – ad Anime nere – Un film al di sopra delle aspettative, che è piaciuto e ha convinto. La pellicola racconta, con l’impianto di una tragedia classica, la lotta tra clan rivali della mafia calabrese. In realtà la vera lotta si svolge in seno alla stessa famiglia, tra tre fratelli, due legati alla ‘ndrangheta e uno che tenta di vivere lontano da questi traffici illegali, rifugiandosi nella campagna arcaica. Attorno a loro, un affiatato cast femminile dà corpo a donne senza voce, mentre un destino ineluttabile sembra guidare le vite di una terra divisa tra modernità e passato, lacerata dal giogo della malavita. Interpretazioni credibili degli attori e cura dei dettagli da parte del regista Francesco Munzi, capace di grande sintesi poetica, fino all’intensa scena finale, unica possibile soluzione al dilagare del male.
Voto 7,5 – a She’s so funny this way. Non è certamente il film più bello di Peter Bogdanovich, ma è sicuramente una commedia gradevole, interpretata brillantemente da un ottimo cast. Commedia degli errori e dei misunderstanding, con un gioco delle coppie – vere o presunte – come nella migliore tradizione, She’s so funny this way strizza l’occhio alle screwball comedy degli anni d’oro di Hollywood. Una grande intelligenza comica e dialoghi brillanti caratterizzano questa pellicola sofisticata, ambientata in una New York demodé, anch’essa ispirata al cinema classico. Da vedere per trascorrere una serata leggera e divertente.
Voto 3 – ai sottotitoli italiani: è incredibile la quantità di errori, non solo di battitura contenuti nei sottotitoli italiani ai film stranieri. A un certo punto della proiezioni cominci a pensare che ti è più comprensibile il coreano di quell’italiano sgrammaticato. Editor di tutto il mondo, unitevi e offrite un contributo alla prossima Mostra!