Ore decisive in via Arenula per la riforma della Giustizia. Il ministro Andrea Orlando intende portare il testo alla riunione del Consiglio dei ministri, prevista per il prossimo 29 agosto, ma deve prima incassare l’ok di maggioranza e opposizione.
Secondo quanto si apprende, il Ministero sta lavorando a dodici punti chiave, per riformare il sistema sia nel civile sia nel penale. “Abbiamo indicato la priorità del civile – ha spiegato il sottosegretario Cosimo Ferri intervenendo ad Agorà Estate, su Rai3 – perché vogliamo far ripartire l’economia e, per farlo, il civile è più importante anche perché collegato alla corruzione e alla criminalità economica”. ”È bene far funzionare il processo penale, garantire la certezza del diritto a tutti, lavorare sulla depenalizzazione, sulla quale c’è già una legge delega – ha aggiunto Ferri -. È stata introdotta anche la messa alla prova, che è un modo per cercare di eliminare il contenzioso per reati non particolarmente gravi”.
Tra i punti al vaglio del ministero la responsabilità civile dei magistrati, la modifica del Csm, un decreto legge per smaltire gli arretrati dei nostri tribunali e un disegno di legge per ridisegnare le fasi del processo. Rinviata a data da destinarsi invece la discussione sulle intercettazioni.
Orlando ha dalla sua parte il via libera della maggioranza, ma adesso la parola spetta alle opposizioni. ”Ci auguriamo – afferma in una nota Stefania Prestigiacomo (Forza Italia) – che il governo abbia un approccio deciso al tema della giustizia: una ‘riformetta’ non servirebbe a nulla se non a perpetrare tutte le disfunzioni attuali. Troppi imprenditori e troppi lavoratori soffrono oggi l’incertezza della giustizia civile, spesso caratterizzata da decisioni che arrivano dopo anni e anni, mentre le attività vengono di fatte bloccate in attesa del giudizio: è una situazione che non è più tollerabile, a maggior ragione in questo periodo di forte crisi che il nostro Paese si trova a fronteggiare”.
Il nodo resta il Movimento 5 Stelle, che non ha partecipato al vertice di oggi (assenti anche Lega e Sel). “È finito – dicono i componenti pentastellati delle commissioni Giustizia di Camera e Senato – il tempo delle chiacchiere e degli slogan usando le slides. È arrivato il momento dei fatti. Quando il suo governo avrà le idee chiare ce lo faccia sapere”.
”È evidente a tutti – scrivono in una lettera inviata al ministro – che dopo il Patto del Nazareno, la lotta alla criminalità e, più in generale, la giustizia penale, siano scivolate all’ultimo posto delle priorità del governo – scrivono. – Si parla di responsabilità dei giudici, ma non crede che in Italia dovremmo cominciare a sanzionare seriamente le responsabilità dei criminali, anche se politici? Il presidente Renzi ormai parla soltanto di giustizia civile: proviamo un senso di ribrezzo nel constatare che un presidente del Consiglio possa ancora scendere a patti con Berlusconi sulla giustizia. Siamo contrari agli incontri ‘di facciata’ al chiuso delle stanze, riteniamo che in Italia la Giustizia necessiti di un impegno serio e trasparente. Per questo le indichiamo, qui di seguito, le vere priorità in materia di Giustizia del Parlamento e del suo dicastero”.
“Non facciamo accordi più o meno segreti con nessuno: esiste una maggioranza che fa proposte e che si confronta con tutti”, ha replicato il guardasigilli, Andrea Orlando. Orlando ha poi teso la mano al M5S, aggiungendo che l’assenza dei 5 stelle al mini-vertice con le opposizioni, non preclude incontri futuri: la maggioranza è coesa sulle riforme, ha assicurato, e il dialogo è aperto a tutti.
Mentre di fronte alla chiusura dei parlamentari grillini, il premier Matteo Renzi coglie una palla al balzo e ritwitta un tweet al vetriolo del presidente del Pd Matteo Orfini:
E i grillini rifiutano il confronto sulla riforma della giustizia…coi terroristi bisogna interloquire, ma guai a farlo col governo…
— orfini (@orfini) 21 Agosto 2014
Un chiaro riferimento alla polemica sorta dopo le esternazioni di Di Battista sui terroristi dell’Iraq, dichiarazione che avevano scatenato un vespaio di polemiche.