Mentre la situazione in Iraq degenera, dopo la decapitazione del giornalista statunitense James Foley – chiara provocazione dell’Isis nei confronti del presidente Obama – il premier italiano Matteo Renzi si è recato nello stato in guerra per una missione lampo che ha avrà lo scopo di illustrare alle massime autorità irachene e curde il piano di aiuti italiani. La violenza del califfato istituito in Iraq e Siria è considerata ormai una minaccia per tutto l’Occidente.
Nella capitale irachena Renzi incontrerà il presidente Fouad Mazuum, il premier incaricato di formare il nuovo governo Haidar Al Abadi e il premier uscente Nuri Al Maliki. E nelle stesse ore, i ministri di Esteri e Difesa, Federica Mogherini e Roberta Pinotti, informeranno il parlamento, attraverso le Commissioni di Camera e Senato, sulla situazione in Iraq ma soprattutto sulle misure che l’Italia intende intraprendere per aiutare il governo autonomo del Kurdistan iracheno ad affrontare la crisi umanitaria.
L’Italia, infatti, è pronta a inviare aiuti militari alla popolazione irachena, con il benestare anche dell’Unione europea. Si parla di circa 30 mila kalashnikov e munizioni, sequestrati negli anni ’90 sulla rotta dei Balcani, fucili mitragliatori e materiale militare “non offensivo”, come sistemi di comunicazione e giubbotti antiproiettili. Ma sarà il ministro Pinotti a fornire, una volta ottenuto il voto positivo di entrambe le Camere, un elenco dettagliato delle armi destinate a Erbil. Una presa di posizione netta dell’Italia, che dimostra, dunque, la propria disponibilità a combattere a fianco degli Stati Uniti nel nuovo conflitto iracheno.
Il Parlamento italiano sembra unito nell’intenzione di dare pieno appoggio al governo, come ha spiegato Pierferdinando Casini, presidente della Commissione Esteri al Senato. “È giusto dare ai peshmerga un armamento in grado di renderli competitivi con l’Isis. Ma – aggiunge il presidente della Commissione alla Camera, Fabrizio Cicchitto – bisogna avere la consapevolezza che c’è il rischio che non basti. Occorre una risposta militare, compresi i bombardamenti”.
Si opporranno alla decisione di inviare armi ai curdi, i parlamentari di Sel secondo cui, spiega Nicola Fratoianni, fermare l’Isis “dovrebbe essere fatto da una forza internazionale a guida Onu”; e i deputati del Movimento 5 Stelle, che hanno messo in guardia il governo sul rispetto dell’articolo 11 della Costituzione.