Scongiurare un potenziale genocidio, fermare i terroristi dell’Isis e proteggere i civili: sono queste le motivazione che stanno alla base dei nuovi attacchi aerei sferrati dagli Stati Uniti sull’Iraq, nella zona intorno ad Ebril.
“I raid in Iraq hanno avuto successo” ha commentato in conferenza stampa il presidente americano Barack Obama. “Hanno distrutto armi e attrezzature”.
Obama ha sottolineato nel suo intervento che non è stato fatto al momento alcun piano sull’offensiva: non si può quindi definire quando finirà questa missione. “Il progetto in Iraq è di lungo termine – ha commentato – il problema non sarà risolto in settimane” anche perché ha precisato che l’avanzata dei jihadisti è più rapida di quanto si pensasse.
Obama però è stato chiaro: “Come commander in chief non permetterò che gli Stati Uniti siano trascinati in un’altra guerra in Iraq. Le truppe americane non torneranno a combattere in Iraq perché non c’è una soluzione militare americana alla crisi”.
“Continueremo la nostra strategia in Iraq. Proteggeremo i nostri cittadini. Lavoreremo con la comunità internazionale per affrontare questa crisi umanitaria. Aiuteremo a prevenire che questi terroristi abbiano un paradiso permanente da cui attaccare l’America”, dice Obama sottolineando che gli Stati Uniti continueranno a premere affinchè le comunità irachene si riconcilino. “Gli Stati Uniti non possono e non devono intervenire ogni volta che c’è una crisi. Ma quando c’è una situazione” come quelle sul monte Sinjar, “quando innocenti si trovano ad affrontare un massacro e quando noi abbiamo la possibilità di prevenirlo, gli Stati Uniti non possono guardare da un’altra parte“.
Gli Stati Uniti hanno nuovamente paracadutato sull’Iraq viveri e acqua destinati alle popolazioni minacciate dall’avanzata dei jihadisti nel nord del Paese, come già avevano fatto la notte scorsa. Tre aerei cargo scortati da due caccia F/A-18 hanno lanciato rifornimenti per “le migliaia di iracheni minacciati dallo Stato islamico sul Monte Sinjar”, ha precisato il ministero della Difesa americano.
Intanto i jihadisti dello Stato Islamico (Isis) minacciano di giustiziare circa 4.000 Yazidi residenti di due villaggi a sud della città irachena di Sinjar se non si convertiranno all’Islam. Lo afferma un attivista Yazidi, Ali Sanjari, parlando con un sito di notizie curdo.