La debacle in Senato ha lasciato “l’amaro in bocca” a Matteo Renzi: alla direzione del Pd, il premier parla delle vicende legate al dl Riforme, ringraziando i senatori impegnati sul fronte pur riconoscendo che di certo non si tratta di una “pagina positiva”. Ma Renzi vuole chiarire: “Non è il remake dei 101”, spiega, citando i “franchi tiratori” che non permisero a Romano prodi di diventare presidente della Repubblica. “Ma lascia l’amaro in bocca perché noi riconosciamo a chi dissente il diritto di farlo in piena libertà e franchezza”.
“Stiamo mettendo fine a anni di bicameralismo perfetto che persino nei lavori preparatori della Costituente fu visto come un problema e un limite”, ha insistito Renzi, che sull’emendamento della Lega cge ha stracciato il Governo in aula commenta: “Se dovessi scommettere direi che i franchi tiratori sono stati più altri che non i nostri”.
“Non ho mai visto autoritari proporre referendum alla fine. Non ho mai visto le polemiche come quelle a cui abbiamo assistito: trovo davvero incredibile che se si fa un incontro si va in streaming e che invece i costituzionalisti si fanno con il voto segreto”, è la stoccata del premier al Movimento 5 Stelle. Poi però ricorda: “andremo a confrontarci con tutti”.
“Noi abbiamo e avremo uno stile sulle riforme, che non è evitare il canguro, ma la lumaca: le riforme non devono diventare l’ennesima discussione su cui stare anni e anni, noi abbiamo voglia di cambiare” la Carta “assieme ai cittadini”.
Ovviamente un passaggio del suo discorso ha sfiorato l’Italicum, che da settembre comincerà l’esame in commissione al Senato: bisogna “cercare di alzare un po’ la soglia per il premio di maggioranza” e “introdurre le preferenze”. Davanti alla possibilità di introdurre le preferenze “credo che il Pd dovrebbe tornare indietro rispetto alla posizione tenuta fin qui”.
Intanto i lavori in Senato proseguono. Il primo articolo del pacchetto riforme costituzionali è stato approvato, poi il terremoto con l’emendamento a firma del senatore della Lega Stefano Candiani, che segna al nuovo Senato la possibilità di legiferare su alcune materie ‘eticamente sensibili’ come bio-testamento, matrimonio e diritti civili.