Etihad vuole aspettare Alitalia e non ha ancora lanciato nessun ultimatum. Il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, a margine dell’assemblea di Ncd, ha parlato della situazione chiarendo ancora una volta che “non c’è un piano B, c’è sono un grande piano A”. Che al momento vede un grosso stallo a causa del referendum sui tagli al costo del lavoro in Alitalia: il quorum non è stato raggiunto poiché su 13.200 lavoratori hanno votato solo in 3.500.
L’ok di tutti i sindacati all’intesa tra la compagnia di bandiera italiana e quella di Abu Dhabi è fondamentale per la chiusura dell’accordo. Subito dopo il referendum, nonostante i pochissimi voti, Alitalia ha ricordato: “Va comunque segnalato come l’85% di coloro che hanno votato abbia espresso un consenso esplicito agli accordi. Ciò a dimostrazione di quanto il personale della società, compresi i dirigenti che già dal mese di marzo hanno volontariamente offerto un contributo di solidarietà, stia comprendendo l’importanza cruciale del momento aziendale e dei passi decisivi da adottare per garantire il futuro”.
Più duro il ministro Lupi, che parlando delle divisioni sull’accordo tra Alitalia ed Etihad afferma: “Sono un marziano capirebbe le divisioni all’intendo dei sindacati. Sono incomprensibili”, poi ha aggiunto “della rappresentanza di quale azienda parlano: la grande compagnia che sarà o quella che chiuderà?”.
Ieri intanto l’assemblea degli azionisti di Alitalia ha approvato il bilancio 2013 e l’aumento di capitale. L’assemblea è durata oltre cinque ore: il massimo sarà di 250 milioni di euro da offrirsi in opzione ai soci in proporzione alla quota di capitale posseduta.