Diciotto giorni di conflitto, più di ottocento vittime e adesso la speranza di una tregua nella Striscia di Gaza. I bombardamenti però al momento non si fermano, anzi, solo nella mattina di venerdì i bombardamenti aerei di Israele hanno colpito ben trenta abitazioni, colpendo anche quella del leader dell’ala militare della Jihad islamica, Salah Hassanein. L’esercito israeliano intanto ha dichiarato morto il sergente militare scomparso domenica, Oron Shaul, il cui rapimento era stato rivendicato da Hamas.
Secondo alcune fonti palestinesi, Hamas sarebbe disposta ad accogliere la tregua proposta dal segretario di Stato statunitense John Kerry: 7 giorni di cessate il fuoco dal 27 luglio. Durante questo lasso di tempo, le due parti aiutate dalla mediazione della comunità internazionale dovrebbero negoziare. Il punto più critico, che prevede l’aiuto dell’Autorità nazionale palestinese, è che le forze israeliano non lascerebbero la Striscia di Gaza.
Le parti durante la tregua si incontrerebbero al Cairo per confrontarsi: Israele vuole il disarmo dei razzi di Gaza e dei tunnel, Hamas la fine del blocco e la ricostruzione dei danno subiti durante le operazioni.