“Non puoi fare il bagno a mare dopo mangiato”, intere generazioni di bambini ossessionati dall’obbligo dei genitori e costretti a stare sotto l’ombrellone, bramando per oltre 2 ore un tuffo. In realtà la raccomandazione in questione non ha alcun fondamento scientifico: il pediatra e istruttore di rianimazione cardiopolmonare Alberto Ferrando, intervistato da Tgcom 24, ha fatto chiarezza su questo falso mito.
Si, si tratta di una bufala, “peraltro molto italiana, visto che negli altri Paesi non è consueto – ha affermato Ferrando – In realtà non esiste un’esigenza scientifica che prescriva di aspettare prima di fare il bagno”. Ciò non presuppone però che si possa mangiare in quantità prima di tuffarsi in acqua: il pediatra consiglia di evitare dunque pranzi pantagruelici e per gli adulti di evitare di assumere sostanze alcoliche.
“La cosa più importante è che l’immersione in acqua sia graduale – prosegue – Bisogna evitare i tuffi da accaldati, non tanto per il rischio di congestione, ma più per quello di sincope”. Sottolinea poi che un’immersione troppo rapida può causare uno shock termico, “che può generare crisi vagali con conseguente svenimento in acqua”.
Evidenzia infine che le cause di annegamento in acqua sono molteplici, ma non derivano da un’errata attenzione al processo digestivo prima di immergersi, bensì da altri fattori. Ecco le 8 principali:
- La presenza di una piscina in una casa dove ci sono bambini fra 1 a 4 anni
- Non aver imparato a nuotare
- La mancanza di barriere che impediscano ai bambini di accedere alla piscina
- La mancanza di supervisione costante sui bambini nei luoghi a rischi
- Per i ragazzi al di sopra dei 15 anni, invece, l’annegamento è più probabile in acque di fiume, mare o lago, a causa di comportamenti incauti (fare il bagno in condizioni climatiche avverse (coll’acqua agitata ec.), andare troppo al largo e stancarsi eccessivamente nuotando ecc.)
- Il mancato uso di giubbotti di salvataggio sulle imbarcazioni
- L’uso di alcol. A questo proposito, i ragazzi italiani cominciano ad essere sempre più consumatori problematici di questa sostanza
- La presenza di epilessia o disturbi neurologici analoghi
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