Un razzo lanciato da Hamas dalla Striscia ha colpito di nuovo una cittadina vicino l’aeroporto internazionale “Ben Gurion”. Dopo questo ennesimo attacco le compagnie aeree, sia americane che europee, compresa l’italiana Alitalia, ha sospeso i voli su Israele.
Israele ieri ha deciso di respingere una tregua umanitaria mentre l’Onu pressa per fermare il conflitto. Per l’Organizzazione, non c’è più un solo posto sicuro per i civili.
MT @UNOCHA “There is literally no safe place for civilians in #Gaza.” Today’s Geneva briefing: http://t.co/6dVR9uEb2I pic.twitter.com/9CQhat9VH9
— UNICEF (@UNICEF) 23 Luglio 2014
“Il mio messaggio agli israeliani e ai palestinesi è lo stesso: Smettete di combattere, cominciate a parlare. Trattate alla radice le cause del conflitto affinché non ci ritroviamo nella stessa situazione fra sei mesi o un anno”: così si è espresso il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon in una conferenza stampa con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu a Tel Aviv.
“Condanniamo con forza gli attacchi con i razzi, devono cessare immediatamente. Ma dobbiamo affrontare il problema di fondo, ovvero il riconoscimento reciproco, l’occupazione, la disperazione e la negazione della dignità (dei palestinesi, ndr), affinché le persone non sentano più il bisogno di ricorrere alla violenza per esprimere le loro rivendicazioni” ha detto ancora il segretario del Palazzo di Vetro, affermando di parlare con il “cuore pesante perché troppe madri palestinesi e israeliane stanno seppellendo i propri figli”.
Da parte sua, Netanyahu ha attribuito ad Hamas la responsabilità delle oltre 600 vittime palestinesi, in gran parte donne e bambini, uccise nel corso dell’operazione militare israeliana “Protective Edge”. Secondo l’Unicef i bambini uccisi sono finora 121: una vera e propria “strage” di innocenti.
L’urgenza è dettata non solo dallo scontro in atto, ma anche dalla situazione umanitaria al collasso nella Striscia: mentre Hamas canta vittoria, come ha affermato un suo dirigente Mustafa al-Sawaf, 135mila sfollati da giorni si affollano nelle infrastrutture dell’Unrwa e ormai anche le strade e i giardini pubblici. A loro si aggiungono le persone dei quartieri di Sheikh Zayed e Tel Zaatar, colpiti dall’artiglieria israeliana. E i 70mila abitanti del vicino campo profughi di Jabalya temono la stessa sorte.
I raid israeliani hanno colpito anche l’ufficio di Al Jazeera, situato all’11esimo piano di un edificio di Gaza; l’emittente si è detta vittima di “una campagna ostile” per la sua copertura giornalistica degli eventi.
Anche oggi l’esercito israeliano è avanzato colpendo tunnel e lanciatori di razzi da cui proseguono gli attacchi verso lo Stato ebraico.