L’Olanda è stata ritenuta dal tribunale dell’Aja civilmente responsabile del genocidio della strage di Srebrenica. Il 14 luglio del 1995 più di 300 uomini e donne di fede musulmana morirono durante la guerra dell’ex Jugoslavia per mano dei soldati serbi.
Secondo la sentenza il massacro si sarebbe potuto evitare solo se i caschi blu, inviati dall’Onu col compito di proteggere la popolazione, fossero intervenuti in modo corretto.
Per i giudici, l’Olanda è responsabile per la deportazione di 300 uomini e ragazzi musulmani che si trovavano preso il quartier generale del Dutchbat (battaglione olandese), ma non non per tutti gli 8.000 che vennero portati via e uccisi dalle forze serbe, come sostenuto dall’accusa. Secondo la corte dell’Aja, nel pomeriggio del 13 luglio il Dutchbat “non avrebbe dovuto lasciar andare gli uomini che si trovavano presso i loro edifici” ha affermato il giudice, sottolineando come i soldati olandesi avrebbero dovuto tenere conto della possibilità che “sarebbero stati vittime di un genocidio”.
L’Olanda è già stata condannata nei mesi scorsi a risarcire i familiari di tre musulmani uccisi dopo essere stati cacciati da una base militare dei caschi blu olandesi, diventando così il primo paese sanzionato per il comportamento dei suoi militari in missione su mandato Onu.
Diciannove anni fa le truppe serbo-bosniache capeggiate dal generale Ratko Mladic, che avanzarono verso Srebrenica posta sotto la tutela dell’Onu, conquistandola. Subito dopo diedero il via a delle vere e proprie esecuzioni, uccidendo 8 mila persone, tra i quali anche vecchi e bambini piccoli. I caschi blu olandesi furono del tutto impreparati a reagire all’avanzata delle forze di Mladic su Srebrenica e non opposero resistenza alle azioni criminali delle truppe. A loro difesa venne anche detto che in quel momento si trovassero sprovvisti di mezzi militari adeguati.
Circa 5 mila musulmani si erano rifugiati intanto nella base Onu, ma all’arrivo dei serbo-bosniaci questi furono consegnati alle truppe di Mladic. Da lì furono condotti nel villaggio di Potocari per poi essere barbaramente uccisi.