Il restare svegli per oltre 24 ore consecutive potrebbe essere una cura per alleviare la depressione: a dimostrarlo è uno studio del Rhode Island Hospital in collaborazione con il Medical University of South Carolina.
Il team di ricercatori ha infatti rilevato che in 6 pazienti su 10, la privazione del sonno comporta un sollievo dai sintomi dopo un solo giorno di questa terapia, periodo nettamente inferiore rispetto a quello necessario per l’efficacia degli antidepressivi (8-10 settimane), sollievo che termina però non appena il paziente si addormenta nuovamente. Gli esperti ritengono che la privazione del sonno stimoli i neurostrasmettitori come la serotonina, la stessa su cui agiscono gli antidepressivi.
Questa non è però la prima ricerca che dimostra che una notte insonne conceda benefici ai pazienti affetti da depressione: lo scopo del team è quello infatti di combinare alcune tecniche conosciute sino a ora per permettere una cura più duratura.
Nel dettaglio, i ricercatori combineranno la “tripla cronoterapia”, la terapia con luce brillante, in cui i pazienti vengono esposti a una speciale lampada per un’ora, e una terza tecnica volta a modificare i tempi di veglia e di sonno: la teoria è che la privazione del sonno sortisca un effetto antidepressivo, mentre la luce brillante e le modifiche ai tempi di sonno aiutano a modificare il bioritmo, favorendo una maggiore durata dell’effetto antidepressivo della veglia.
I test, che coinvolgeranno 80 pazienti con depressione da moderata a severa, dovranno rimanere svegli dalle 22:30 sino al giorno dopo, poi dormire dalle 18 all’una di notte e così via, ma dormendo e svegliandosi in tempi sempre diversi, sottoponendosi ogni mattina presto alla terapia della luce brillante, che si crede stimoli l’ippotalamo, che controlla l’umore, il sonno, l’appetito e che stimoli alcune sostanze chimiche cerebrali quali melatonina e serotonina.
“La tripla cronoterapia riduce i sintomi della depressione in due giorni. È attiva come gli antidepressivi, non costa nulla e ha effetti collaterali minimi”, ha spiegato John Gottlieb, tra i maggiori esperti della cronoterapia.
“Unire la privazione del sonno con altre terapie – ha aggiunto Carmine Pariante, docente di psichiatria biologica al King’s College of London – fa pensare che l’azione antidepressiva sarà più forte. Se sarà così, si tratterà di un importante passo avanti, sia per capire i meccanismi che causano la depressione sia per trovare una nuova tecnica per il 25% dei pazienti che non migliora con i trattamenti disponibili”.