“Se oggi l’Europa facesse un selfie, che immagine ne verrebbe fuori?”: Matteo Renzi inizia il suo discorso d’apertura del semestre italiano in Unione Europea con una domanda che fa sorridere. Ma il presidente del Consiglio vuole portare la sua platea europea a riflettere. L’obiettivo è uno: “Riportare fiducia e speranze nelle istituzioni europee”.
Quella che Renzi prende tra le mani è un’Europa che mostra “il volto della stanchezza, della rassegnazione”. Il segretario del Pd vuole cambiare le cose, partendo però dall’Italia. Renzi chiarisce che il Paese avrà un ruolo centrale in Europa, senza se e senza ma. “Sono felice e onorato di rappresentare il mio paese”, dice Renzi: “Sono uno degli esponenti del partito politico che ha preso più voti in Europa: il Pd. E non ci siamo riusciti dando le responsabilità all’Europa, ma prendendoci le nostre: noi facciamo le riforme. Noi sappiamo che prima di tutto bisogna chiedere a noi stessi la forza di cambiare”.
Renzi assicura alla platea, che spesso ha interrotto il discorso applaudendo, che “l’Italia vuole immergersi nell’Europa”, portando un documento programmatico con i temi da seguire nel semestre, su cui però Renzi non si è addentrato. Quello su cui ha puntato, è il senso di unione e sui valori dell’Europa: “Sappiamo di non poter sottovalutare la questione finanziaria, ma la grande sfida del semestre europeo non è quella di elencare una serie di appuntamenti. L’Italia non è qui per chiedere all’Europa i cambiamenti che non è in grado di fare: l’Italia per prima ha voglia di cambiare”.
Renzi prova a far uscire l’Europa dal dibattito sull’economia, guardando all’unità, la frontiera, l’integrazione, la politica estera: “Faremo di tutto per affermare che i valori di investimento su un’Europa diversa, dove il dibattito dev’essere ricondotto all’unità”, e chiarisce sui recenti dissapori tra Uk e Stati Membri: “L’Europa senza il Regno Unito sarebbe meno sé stessa”.
Renzi chiude il discorso ricordando la Grecia, culla della civiltà nel cuore dell’Europa: “C’è una grande epopea raccontata da molti, quella di Ulisse. Tutti lo amano ma pochi si ricordano di Telemaco”, “La mia, la nostra, è una generazione Telemaco: lui all’inizio dell’Odissea dice di non poter restare ad attendere. Anche la nostra generazione ha il dovere di riscoprirsi Telemaco, ha il dovere di prendere l’eredità di Maastricht e meritarsela, farne una conquista”.
Negli ultimi secondi, prima di uno scroscio di applausi, Renzi fa un appello a chi lavorerà in Ue: “Vi invito non solo a ragionare sule questioni economiche – su cui ci faremo sentire – ma a garantire un domani alla nostra tradizioni, per i nostri figli e per chi ha creato l’Europa”.