Massimo Bossetti, l’uomo accusato di avere ucciso la piccola Yara Gambirasio, è un appassionato di cronaca nera. Lo aveva rivelato lui stesso al Gip e ora la cronologia dei suoi pc lo conferma. In particolare seguiva proprio il caso della piccola Yara e si era appassionato al tema nel 2011, in concomitanza con le ricerche della piccola. Un particolare che sembrerebbe complicare ancora di più la già precaria situazione di Bossetti che continua a professarsi innocente. Un dettaglio che potrebbe essere però facilmente ribaltato dalla difesa vista l’onda emotiva che ha suscitato il caso della scomparsa della giovane di Brembate Sopra.
I legali dell’uomo puntano a smontare la prova madre in mano all’accusa ovvero le tracce biologiche di Bossetti rinvenute sugli indumenti di Yara. Due esperte del settore, nominate ieri come consulenti, esprimeranno il loro parere sulla sostenibilità dell’ipotesi di Bossetti: Sarah Gino, e Monica Omedei, dell’Università di Torino. Proprio loro, oggi, assumeranno le parti della difesa durante le analisi della Volvo station wagon e del furgone Iveco del carpentiere.
La Volvo V40 e l’Iveco Daily di Bossetti sono da alcune ore al vaglio dei carabinieri del Ris di Parma. L’auto e il furgone cassonato utilizzati dal muratore erano stati posti sotto sequestro dai carabinieri subito dopo l’arresto. I carabinieri stanno svolgendo ‘accertamenti tecnici non ripetibili’ usando strumenti come la ‘Crimescope’, una lampada che individua tracce biologiche, e il ‘Luminol’, che scova residui di sangue anche dopo anni e lavaggi accurati.
L’uomo, intanto, resta in cella d’isolamento, nella casa circondariale di via Gleno. Ieri i suoi legali Silvia Gazzetti e Claudio Salvagni hanno comunicato di non voler ricorrere al tribunale del Riesame contro la custodia cautelare in carcere.