Manifestazioni di cordoglio e di rabbia si sono moltiplicate ai quattro angoli del paese nelle ultime ore per il ritrovamento senza vita e in cattive condizioni dei corpi dei tre giovani studenti israeliani rapiti lo scorso 12 giugno nella colonia di Gush Etzion, nel sud della Cisgiordania. Di fronte alla notizia Israele ha confermato la sua accusa ad Hamas che – ha detto il premier Benyamin Netanyahu – “la pagherà”.
Il vice-ministro israeliano alla Difesa, Danny Danon, ha anche lui accusato Hamas per l’omicidio dei tre giovani, annunciando la “volontà e la determinazione di andare incontro alle conseguenze di una lunga operazione tesa a sradicare il movimento islamista palestinese”. Ieri sera, come riferisce l’agenzia di stampa internazionale Misna, si è riunito in urgenza il gabinetto di sicurezza israeliano per stabilire le nuove modalità dell’operazione avviata quasi tre settimane fa.
“Se gli occupanti lanciano un’escalation o una guerra, apriranno su di loro le porte dell’inferno”, ha avvertito Sami Abou Zhouri, un portavoce di Hamas a Gaza, bollando la scomparsa e l’uccisione dei tre israeliani di “scusa per giustificare la guerra contro il nostro popolo, contro la nostra resistenza e contro Hamas”.
Nella notte l’aviazione di Tel Aviv ha pesantemente bombardato la Striscia di Gaza, colpendo le abitazioni di alcuni sospetti ma anche le basi di Hamas a Khan Yunis e Rafah. Due persone sono rimaste ferite. E questa mattina un giovane palestinese di 18 anni, Youssouf Abou Zagher, è stato ucciso in un raid dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin, nell’estremo nord della Cisgiordania.
(Foto d’archivio)