Conti in rosso all’Assemblea regionale siciliana. Domani è il giorno più atteso del mese, il 27, ma il Parlamento più antico d’Europa non ha abbastanza fondi per pagare gli stipendi di giugno, e dei mesi a venire. Secondo i conti della Ragioneria di Palazzo dei Normanni, i soldi in cassa bastano appena per pagare le indennità dei 90 deputati (circa 8.300 euro netti al mese), ma non per tutto il resto del personale (circa 270 dipendenti e 160 collaboratori esterni). I cordoni della borsa li tiene la Regione.
Il Parlamento regionale vive, infatti, dei finanziamenti che arrivano dalla Regione, stanziati di anno in anno in sede di Finanziaria regionale. Quest’anno ammontano a 149 milioni di euro. La somma dovrebbe essere versata in due tranche semestrali, una a gennaio l’altra a giugno, ma per abitudine la Regione li trasferisce mensilmente. Soltanto che da un paio di mesi i bonifici dell’assessorato regionale all’Economia non sono arrivati e adesso l’Ars ha esaurito le riserve. E c’è preoccupazione nei corridoi di Palazzo.
Il problema è che non è chiaro quanto questo “crack” derivi da un’effettiva mancanza di liquidità alla Regione e quanto invece non sia uno strumento da giocare nella lotta in corso tra il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, e il governatore Rosario Crocetta. Additata spesso come il luogo dei privilegi e “la casa della casta”, l’Assemblea regionale siciliana ha lottato strenuamente contro la legge, frutto del recepimento del decreto Renzi, che riduce il tetto degli stipendi. Norma che è stata approvata ieri dal Consiglio di Presidenza e che stabilisce che nessuno all’Ars dal 1 agosto potrà guadagnare più di 240 milioni di euro lordi all’anno, contributi e bonus inclusi. E proseguono anche le trattative con i sindacati per ridurre anche le indennità dei dipendenti di categoria intermedia.
Il presidente della Regione ha accusato i deputati di voler restare “arroccati” nei propri privilegi e ha iniziato un faccia a faccia rischioso per il suo Governo soprattutto alla luce del fatto che manca ancora il voto definitivo sulla manovra ter, fondamentale per sbloccare quei fondi che servono per pagare gli stipendi. E nella guerra fredda tra Governo e Parlamento siciliani, a pagare il costo delle ostilità sono, come sempre, i lavoratori.
La cosiddetta “manovra ter”, da 360 milioni di euro, andrà in commissione Bilancio all’Ars soltanto il 3 luglio, dopo il tradizionale giudizio di parifica della Corte dei Conti.