Non poteva essere un fatto occasionale quel naufragio contro l’Olanda alla prima giornata. Contro il Cile è arrivata la sentenza: la Spagna è fuori dal Mondiale, il ciclo è finito e bisogna rinnovare tutto.
La caduta degli dei è sempre dolorosa. La Spagna era (anzi è, almeno per altre due settimane) campione del Mondo in carica, campione d’Europa, i giocatori che ne fanno parte hanno vinto tutto quello che si può vincere. Ma è mancata la fame di vittoria, si vede lontano un miglio che questa squadra è “arrivata”, spremuta, senza più voglia di sacrificarsi nei piccoli dettagli che sono quelli che fanno la differenza.
Del Bosque ha voluto scommettere sui “senatori” e come spesso avviene la gratitudine non paga. Pagherà invece Del Bosque, il cui ciclo si ferma in Brasile e la Nazionale sarà ampiamente rinnovata.
Non si può certo parlare di tramonto del calcio spagnolo. Proprio quest’anno la Spagna ha piazzato due squadre in finale di Champion League, ha vinto l’Europa League e continuerà a farlo, probabilmente, per altri anni ancora. Semmai è in discussione la cultura spagnola del calcio, il tiki taka elevato a filosofia. E deve far riflettere che l’Atletico Madrid e il Real Madrid, le due squadre che hanno vinto Liga e Champions non hanno allenatori spagnoli: uno e l’argentino Simeone, l’altro è l’italiano Ancelotti.
Quella contro il Cile doveva essere la gara del riscatto, l’ultima chances. Ma sono bastati pochi minuti per capire che non era la serata giusta. Il Cile ha dominato, ha corso il doppio o il triplo degli avversari, ha creato più occasioni da gol e un paio le ha sfruttate splendidamente con Edu Vargas al 19′ e con Aranguiz al 43′ su corta respinta di Casillas, nemmeno stavolta impeccabile. Un 2 a 0, quello del primo tempo, che era il risultato esatto per fotografare la differenza tra le due squadre.
Il secondo tempo è servito solo per certificare quello che era già scritto: la Spagna non sta in piedi, il Cile si limita a controllare la gara senza fatica ed era più probabile il 3 a 0 dei cileni che il 2 a 1 degli spagnoli (anche se nel finale Bravo, il portiere dei cileni, compie due miracoli).
Il Cile che aveva già battuto l’Australia si è qualificato con una giornata di anticipo e si candida per un ruolo da protagonista. La squadra è solida, corre e gioca come poche altre in questa prima fase del Mondiale. Sarà un brutto cliente per tutti.
Per la statistica, il Cile non aveva mai battuto la Spagna nei dieci precedenti scontri diretti e mai una squadra campione del Mondo in carica ha perduto le prime due partite dell’edizione successiva.