Dopo lo scandalo Mose e il pressing del Pd il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni si è dimesso. Lo ha riferito lui stesso durante una conferenza stampa convocata a Ca’ Farsetti. “È venuto meno il rapporto tra la mia persona e la politica”. Il passo indietro di Orsoni arriva a poche ore dal rientro in municipio. Dopo una settimana ai domiciliari, i suoi legali hanno concordato con i pm una condanna a quattro mesi per illecito finanziamento ai partiti.
La decisione arriva dopo che l’ormai ex sindaco della Serenissima ha preso atto di non avere più la maggioranza. “Non ci sono le condizioni oggettive per continuare – ha detto Orsoni – non ho nulla personalmente da rimproverarmi”.
E sulla vicenda sono intervenuti anche Deborah Serracchiani, vicesegretario nazionale del Pd insieme al segretario regionale Roger De Menech: “Siamo umanamente dispiaciuti per la condizione in cui si trova Giorgio Orsoni, ma dopo quanto accaduto, e a seguito di un approfondito confronto con i segretari cittadino provinciale e regionale del Pd, abbiamo maturato la convinzione che non vi siano le condizioni perché prosegua nel suo mandato di sindaco di Venezia”. “Invitiamo quindi Orsoni – proseguono – a riflettere sull’opportunità nell’interesse dei cittadini di Venezia e per la città stessa di offrire le sue dimissioni. Siamo convinti, inoltre, che non si debba disperdere quanto di buono il Pd di Venezia e tanti bravi amministratori hanno fatto e stanno facendo per la città. Per questo e per la necessaria chiarezza indispensabile in simili frangenti riteniamo che lo stesso Orsoni saprà dare prova di grande responsabilità” .
Ora il consiglio avrà venti giorni di tempo per approvare gli ultimi atti urgenti, in primis il bilancio consultivo, che eviterà a Venezia di uscire dal patto di stabilità anche nel 2014.