“La grande debolezza dell’azione dei poteri istituzionali nel confrontarsi con la criminalità organizzata risiede nella pretesa dei governi di risolvere da soli e comunque alle proprie condizioni questioni che un’azione congiunta soltanto permette di affrontare con efficacia strategica”. Il presidente del Senato, Pietro Grasso, nel corso di un convegno al Csm sulla mafia, torna a lanciare un monito agli Stati accusandoli di una “sostanziale inazione della comunità internazionale” nel contrasto alle mafie.
Il 23 maggio scorso, nel corso dall’Aula bunker del carcere Ucciardone di Palermo, Grasso, ricordando Giovanni Falcone, aveva lanciato l’appello agli stati dell’Unione per la creazione di una Procura antimafia europea.
“Gli Stati sono rallentati da meccanismi farraginosi – ha aggiunto nel corso del seminario organizzato dalla Fondazione Falcone sulla Convenzione di Palermo sul crimine organizzato – e faticano a cooperare fra loro, in una assurda ridda di frontiere giuridiche, approcci eterogenei, blocchi geopolitici”. Questo mentre “le strategie delle organizzazioni criminali transnazionali hanno carattere genuinamente globale e sono favorite da grandi vantaggi competitivi”. “La recessione economica degli ultimi anni – ha detto Grasso – ha ulteriormente consolidato il potere criminale, nella sostanziale inazione della comunità internazionale”.
All’incontro è intervenuto anche il vicepresidente del Csm, Michele Vietti, che ha detto che Le mafie sono “un apparato di supplenza, il lato oscuro di uno Stato inefficiente” ed ha sottolineato come “le misure repressive o le tradizionali forme di controllo istituzionale sono a tutta evidenza insufficienti” e “la rete sistemica” va affrontata “non come materia emergenziale e derogatoria, ma come dimensione ordinaria e comune”, demolendone “il controllo sociale” e riaffermando “l’autorità costituita”. “E’ indispensabile – ha concluso il vicepresidente del Csm – “rompere la rete protettiva di cui godono le mafie e demolire il sistema extra istituzionale e di controllo sociale”.
“Senza la cooperazione internazionale non si contrasta il crimine: questo era la profonda convinzione di Giovanni Falcone”. Queste le parole del procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti. ”Ora noi siamo all’avanguardia – ha aggiunto – ma questo serve a poco se gli altri Paesi non si associano soprattutto nelle prassi organizzative”.
“La cooperazione internazionale – ha sottolineato Roberti – deve essere declinata non solo come scambio di informazioni e di esperienze, ma anche come l’affinamento di tecniche di investigazione. Il cammino è ancora lungo, gli ordinamenti sono diversi. Anche con gli Usa, un paese amico, abbiamo ordinamenti diversi”.
In un messaggio inviato a Maria Falcone il ministro degli Esteri Federica Mogherini ha auspicato una collaborazione efficace tra i Paesi contro la criminalità organizzata transnazionale, così da colpire anche chi alimenta il flusso dei migranti.
“La criminalità organizzata transnazionale – ha affermato il ministro – è una minaccia sempre più trasversale, diffusa e interconnessa con altri fenomeni, a partire dal terrorismo internazionale, dai traffici illeciti di ogni natura, dalla tratta di esseri umani, con un protagonismo di organizzazioni criminali che sfruttano i bacini della disperazione e della povertà e che contribuiscono ad alimentare i flussi di migranti tra le due sponde del Mediterraneo”. Mongherini ha aggiunto che “una minaccia globale di tale portata richiede una risposta multilaterale efficace, basata su una concreta e articolata azione degli Stati e delle organizzazioni internazionali, impegnati a sostegno della democrazia, dello stato di diritto, dei diritti umani fondamentali” e che “per affrontare un fenomeno così articolato e complesso e in continua evoluzione, è dunque necessaria più che mai una effettiva cooperazione internazionale”.