Il ventesimo compleanno del Gay Pride italiano si festeggia a Roma, proprio dove sfilò per la prima vola la parata per i diritti del mondo Lgbt. Dal luglio del 1994 al giugno del 2014, vent’anni in cui tanto è cambiato e in cui tanto invece resta uguale. Come le richieste: unioni civili, step child, legge contro l’omotransfobia e lo ius soli. Che sono anche le promesse fatte in campagna elettorale, in materia di diritti civili, dal presidente del Consiglio Matteo Renzi.
>GUARDA LE IMMAGINI DEL GAY PRIDE A ROMA
“Matteo, mettici la faccia. Fuori i diritti”, è l’appello indirizzato al premier, mentre per le strade della capitale sfila l’onda colorata del Pride romano che presto raggiungerà le altre città, da Alghero a Bologna a Catania a Lecce a Milano a Palermo, il prossimo 28 giugno. E c’è anche un hashtag ad hoc: #matteometticilafaccia.
In prima fila a Roma c’è il sindaco Ignazio Marino accompagnato dal leader di Sel Nichi Vendola e l’ex parlamentare Vladimir Luxuria. Chi manca invece, salvo sorprese dell’ultimo minuto, è il governo: in compenso, gli attivisti hanno deciso di portare con loro un cartonato di Renzi. Questo è un dato che porta alla luce un problema che va avanti da anni: l’Italia è ancora uno degli ultimi Paesi in Europa a non avere nessuna legislazione che tuteli le coppie omosessuali.
Per le vie della capitale, secondo gli organizzatori, ci sono 200mila persone. E il sindaco Marino fa il suo annuncio: “Subito dopo il voto sul bilancio calendarizzeremo in Consiglio la delibera sulle unioni civili, ma non è sufficiente. Dobbiamo spingere sul Parlamento affinché l’Italia superi questa vergogna di essere rimasta indietro rispetto al resto della Ue”.