Dobbiamo ancora restare appesi a Mario Balotelli? Sembrerebbe di sì, a giudicare dai fatti incontrovertibili. Cesare Prandelli – che suo malgrado proprio ieri sera ha riattizzato le polemiche sull’esclusione di Pepito Rossi – ormai ha deciso di scommettere tutto o quasi sull’attaccante del Milan. E per lui ha usato parole di incoraggiamento: “Balotelli sta bene e al Mondiale sarà in forma straordinaria”, ha detto in sintesi il ct azzurro. Prandelli, insomma, usa la “carota” al posto del bastone.
Cari tifosi, rassegnatevi. Dovremo sorbirci per i prossimi dieci giorni tutte le sue (eventuali) bizze, dovremo radiografare il suo stato psicofisico anche attraverso i problemi sentimentali (con Fanny sembra a un bivio: o si sposa o si lascia). Per non parlare di tutti quei micro acciacchi muscolari, tipici di una struttura fisica complessa, che spesso si insinuano nel cervello di un giocatore e ne condizionano in peggio il rendimento.
Diciamolo senza ipocrisie, il centravanti non è amato a dispetto del suo talento. Nemmeno la tifoseria del Milan è unanime nel sostegno a Balotelli, tanto più che il giocatore potrebbe essere ceduto al miglior offerente fuori dall’Italia. I sostenitori azzurri, che tradizionalmente in queste competizioni non rinunciano all’irrinunciabile voglia di essere ct, dovranno augurarsi per il bene dell’Italia che abbia ragione Prandelli e che Balotelli riesca davvero a fare la differenza.
Prima di addentrarmi nei meandri tecnici vorrei sottolineare le mie perplessità di ordine comportamentale: questo ragazzo, palermitano di nascita e bresciano di adozione, ha talento ma sta in campo come se facesse una cortesia a tutti noi; quando segna un gol sembra quasi infastidito e spesso esulta (o magari no) in maniera provocatoria, è in perenne lotta con il mondo esterno e probabilmente con se stesso.
Sembra proprio questo il limite più grosso, oggi, dell’Italia del calcio. Con una squadra che non ha mostrato particolare identità tattica nelle ultime uscite, con qualche incertezza perfino sul modulo difensivo e legata indissolubilmente allo stato di forma di Andrea Pirlo, ci troviamo a dipendere quasi del tutto da un giocatore che finora in Italia è stato sopravvalutato. Ha i numeri, ha il fisico ma non ha né carattere né continuità: insomma, non è un campione.
L’allenatore azzurro, però, non ha più alternative: la sua decisione – immagino sofferta – l’ha presa già. La lista dei 23 è stata ufficializzata e non prevede prime punte autentiche. Non ci sono molte alternative a Balotelli: Cassano, Cerci, Immobile e Insigne non sono certamente attaccanti di peso. L’unica alternativa è una linea d’attacco “fantasia”, dove Cassano (pensa un po’) dovrebbe assumersi il ruolo di leader dell’attacco insieme a Immobile.
Non mi sento di rimpiangere Gilardino, semmai resta un po’ di rammarico per Luca Toni che avrebbe potuto trasmettere entusiasmo e che pur non essendo elegante in area di rigore è una macchina da guerra. Ma per spezzare una lancia in favore di Prandelli è anche vero che il campionato italiano ha offerto complessivamente troppo poco. Ed ecco perchè i bookmakers mondiali ci danno meno favoriti del Belgio.