Il risultato delle elezioni europee 2014 potrebbe essere stato la scossa che agita Sinistra, ecologia e libertà. Il partito di Nichi Vendola infatti potrebbe spaccarsi in due da un momento all’altro: voci di palazzo danno il capogruppo alla Camera Gennaro Migliore pronto a uscire dal partito, seguito da sei deputati. Ma i rumors ancora non sono stati confermati: per parlare con i diretti protagonisti infatti bisognerà aspettare venerdì, una volta conclusa la direzione del partito. Perchè Sel, al di là delle congetture, ha tanto di cui discutere, a iniziare da chi appoggerà come presidente della Commissione europea.
A spingere le ipotesi di una rottura all’interno del gruppo della Camera, l’intervista rilasciata da Migliore a Repubblica: “C’è stato un terremoto che ha sconvolto la geografia politica italiana ed europea. Di fronte a questo scenario, una sinistra di governo – e Sel nasce così – non può ragionare con un complesso di inferiorità, ma deve assumere un ruolo centrale”. Insomma, un avvicinarsi al Pd di Renzi, che oggi è il partito nazionale più forte all’interno del Pse: “La sfida è costruire in Italia un soggetto unitario di sinistra che possa far vivere le aspettative di cambiamento. Senza restare ciascuno, Pd e Sel, nel proprio contenitore”.
Insomma il voto che non doveva essere “politico” ovviamente si ripercuote sullo scenario politico italiano. Ma dall’altro lato c’è Alexis Tsipras, il candidato di sinistra che Sel ha appoggiato in Europa, e l’oltre un milione di voti ricevuti dal partito di Vendola. Il greco rischierebbe di perdere l’appoggio dei deputati di Sinistra, ecologia e libertà in favore di Schulz. Per questo i deputati non si sbilanciano fino alla direzione, dove si tenterà di raggiungere una linea comune.
“Il quadro europeo è complesso e va studiato con l’analisi del voto. Non si può evitare di vedere uno spiraglio per un governo progressista”, spiega il deputato nazionale Erasmo Palazzotto. “Il risultato elettorale ha evidenziato la problematica del ruolo e della funzione della sinistra in Italia. Il resto è soltanto provare a polemizzare. Non possiamo forzare un processo che ovviamente coinvolge anche la dirigenza e di certo terremo conto di Tsipras e degli elettori che ci hanno votato”.