Duro l’attacco del presidente di Almaviva Contact, Marco Tripi, alle Istituzioni pubbliche e alla Pubblica amministrazione italiane per il fenomeno delle delocalizzazioni e delle gare pubbliche al massimo ribasso. L’imprenditore è stato sentito oggi in audizione alla Commissione Lavoro della Camera dei deputati.
“In un quadro così devastato e devastante del settore delle telecomunicazioni nel nostro Paese – ha detto – ci aspetteremmo che le amministrazioni pubbliche tengano un atteggiamento che quanto meno non appesantisca la nostra situazione e invece è tutto il contrario. Negli ultimi anni non abbiamo avuto molto successo nell’attirare l’attenzione dei governi e i tempi con cui si muove l’apparato statale potrebbero essere troppo lunghi per permetterci di salvare tutti”.
Il quadro dipinto da Tripi è gravissimo e, nonostante l’intenzione manifestata “di non abbandonare nessuno dei lavoratori al proprio destino”, c’è bisogno di un intervento forte, strategico. A cominciare dal pagamento dei crediti che la Pubblica amministrazione ha con l’azienda e con tante altre realtà del settore. “Noi, per esempio, aspettiamo il pagamento di oltre 100 milioni di euro da diverse amministrazioni del territorio nazionale – ha spiegato Tripi – e oltre sette milioni di euro dal fallimento di Alitalia, che allora era di proprietà pubblica”.
Il presidente di Almaviva Contact si è scagliato, inoltre, in maniera forte e netta contro il fenomeno delle delocalizzazioni, che non fanno altro che spingere sempre più in basso le tariffe e il costo del lavoro. “Pagare un dipendente meno di quanto è previsto dal contratto nazionale del settore delle telecomunicazioni – ha detto Tripi –non è soltanto illegale, ma anche eticamente inaccettabile e noi non abbiamo intenzione di operare in questo modo”. Almaviva Contact, tra l’altro, è una delle poche società di call center che nel proprio statuto ha introdotto una norma che vieta la possibilità di delocalizzare perché le delocalizzazioni impediscono di conseguire uno stabile sviluppo sul territorio nazionale.
Tripi ha raccontato ai deputati della Commissione, per esempio, quello che è successo con il bando di gara per la gestione del contact center del Comune di Milano. “L’amministrazione comunale faceva parte delle nostre commesse dal 2007. Al termine del contratto, come da accordi, il Comune ha lanciato una nuova gara d’appalto, ma con una remunerazione oraria a base d’asta che non copriva nemmeno il costo del lavoro orario di un lavoratore secondo il contratto nazionale di telecomunicazioni. Almaviva, ovviamente, non ha potuto partecipare. Assocontact ha chiesto a tutte le sue associate di fare lo stesso. Ma su quel servizio noi avevamo impiegato circa 200 lavoratori, tutti a tempo indeterminato: dipendenti che adesso dovremo provare a impiegare diversamente, pur avendo perso un introito”.
Tripi ha anche illustrato ai deputati l’esperienza che il gruppo sta vivendo in Brasile, dove ha un’azienda che impiega oltre 24 mila dipendenti a tempo indeterminato e ottiene ricavi di circa 250 milioni di euro all’anno. “Abbiamo investito in Brasile, abbiamo portato il nostro know-how, ma lì – attacca Tripi – è molto facile collaborare con i governi. Persino il presidente della Repubblica sa che è importante ascoltare i grandi gruppi industriali. Chiedere un incontro al presidente è molto più facile che parlare con alcuni dei nostri presidenti di Regione”.
E Tripi mette subito le mani avanti: “Non mi riferisco a nessuno in particolare”, ha detto. Ma la eco della vicenda dei seimila lavoratori di Palermo risuona, con la Regione siciliana che ha mesi, anni ormai, ha sul tavolo la questione di un nuovo piano industriale e di una nuova sede per le due sedi del call center, ex Alicos ed ex Cosmed.