“Molti mi dicono ma perché non festeggiamo, una piazzata con due bandiere. Il punto centrale è che oggi non avvertiamo l’esigenza di fare festa ma di far fronte a quello che i nostri cittadini ci hanno chiesto: non c’è più spazio per rinviare le riforme, quelle costituzionali, quelle istituzionali, quelle elettorali. Vogliamo arrivare all’appuntamento del 1 luglio con grande serietà. E’ stata una campagna dai toni molti accesi. L’Italia e i suoi parlamentari europei devono abbassare i toni ma deve alzare gli obiettivi”.
Matteo Renzi incassa il risultato elettorale delle elezioni europee e da palazzo Chigi, dove sta tenendo la sua conferenza stampa, mette in evidenza la fiducia nel governo e nel suo Pd tributata dagli elettori italiani. Rispondendo alle domande dei giornalisti, il premier: “E’ evidente che l’attenzione del presidente della Repubblica in questa fase molto importante che va dalla gestione delle riforme che stiamo vivendo all’avvio della presidenza italiane del semestre Ue, è molto concentrata. Io penso che ci siano tutte le condizioni perché le riforme si facciano”.
E lancia una stoccata al cavaliere Silvio Berlusconi: “Il risultato delle Europee non incide sulla riforma elettorale: io non faccio un passo indietro sul ballottaggio”, dice, andando contro ai desideri prevedibili in questa fase del leader di Forza Italia che in questo momento se le elezioni che si sono svolte ieri fossero state politiche, sarebbe fuori dal ballottaggio per la corsa al premierato visto il risultato, seppur deludente, del Movimento 5 Stelle.
E a Berlusconi manda ancora molti altri messaggi: “Penso che Forza Italia avrebbe potuto stare meglio al tavolo delle riforme se solo avesse giocato meglio nel merito del dibattito e non solo osteggiando”. Poi parla dei grillini: “Cinquestelle ha 150-160 parlamentari. Se questi continuano a usare il parlamento come il luogo degli show e delle proteste, ho l’impressione che vengano meno al ruolo che gli hanno attribuito gli elettori. Le regole si scrivono tutti insieme, non si caccia esponenti importanti che ottengono milioni di voti, se i cinquestelle volessero portare il loro contributo al tavolo delle riforme sarebbero ascoltati”.
Sulla politica di coesione dei paesi membri dell’Unione europea, Renzi che porta in cassa il numero maggiori di europarlamentari nel Pse, usa toni moderati: “Nessuno può pensare a un asse con la Germania contro la Francia come nessuno poteva pensare ad una nostra alleanza con la Francia contro la Germania. Il nostro è un Paese nel quale si rispettano le regole europee nonostante i nostri parametri negativi aumentano contribuendo al patto combinato per il fondo Salva Stati. L’obiettivo è comune ed è l’Europa. L’Italia era il paese dove i populismi potevano invertire i risultati in chiave antieuropeista. Invece dall’Italia che è il paese dove si è votato più che in altri, è partito il messaggio di speranza”.
“La rottamazione può iniziare”, conclude sbrigativamente Renzi, rispondendo a una domanda della stampa estera. E quindi sulle larghe intese: “Considero il voto a Forza Italia come a Ncd e al M5S il voto di milioni di italiani. A loro va dato rispetto, evitare l’atteggiamento di superiorità che sarebbe illogico, ingiusto e sbagliato. Noi li rispettiamo tutti e diciamo che con Ncd continuiamo ad avere la stessa impostazione sul governo e con gli altri manteniamo l’invito di partecipare al tavolo delle riforme”.
Una gag invece con la iena Lucci che gli chiedeva di mandare un messaggio a Beppe Grillo: “Noi siamo per la delega. Ti delego a mandargli il messaggio che vuoi”.
Respinge invece le ipotesi di chi pensa ad un ricorso anticipato al voto: “I tempi per le riforme rimangono invariati. Capisco che i giornalisti vogliate tutti le elezioni anticipate perché vi divertite in campagna elettorale. Io continuo a dire in tutte le sedi che le riforme fondamentali sono la riforma istituzionale e costituzionale sulle spese della pubblica amministrazione, la riforma elettorale che indichi con chiarezza un vincitore fuori dalle urne, la riforma del lavoro. Su questo punto giochiamo larga parte della credibilità internazionale. La riforma della pubblica amministrazione, la riforma della giustizia. Ce ne sono altre a cui tengo molto, la riforma del terzo settore, tutto il lavoro sull’agricoltura. Noi dobbiamo fare un bel lavoro per calendarizzare iniziative importanti alla Camera e al Senato. Noi non molliamo di mezzo centimetro su nessuna riforma. Il messaggio degli italiani è chiaro: guai a voi se non fate quello che avete promesso”.
Sulle ‘mire’ del Pd nelle nomine imminenti alla commissione europea, Renzi non si sbilancia anzi respinge l’idea della spartizione: “La logica non è ‘a noi che tocca?’. L’Italia vuole cambiare l’Europa non occupare posti”. Sulla deriva fascista in Francia: “Non esprimerò alcun giudizio sui risultati dei singoli partiti se non dopo averne discusso con i partner europei. Accadrà già domani”.
Infine riserva un pensiero forte al suo Partito democratico: “Il risultato non è una legittimazione personale. Ieri al Nazareno c’era l’intera classe dirigente del Pd e a loro si deve un risultato collettivo come quello che abbiamo ottenuto, tecnicamente un risultato straordinario”.
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