Le attività illegali saranno inserite nel sistema dei conti nazionali di tutti Paesi Ue: da ottobre 2014, il traffico di sostanze stupefacenti, i servizi della prostituzione e il contrabbando di sigarette e alcolici entreranno nel calcolo del Pil degli Stati membri, quindi anche dell’Italia. La novità rientra nelle modifiche condivise a livello europeo: l’Istat ha spiegato che aiuto un “necessario superamento di riserve relativa all’applicazione omogenea tra paesi Ue degli standard già esistenti”.
La novità affonda le sue radici nel precedente sistema dei conti nazionali, datato 1995: si era infatti previsto “l’inserimento delle attività illegali “in ottemperanza al principio secondo il quale le stime devono essere esaustive, cioè comprendere tutte le attività che producono reddito, indipendentemente dal loro status giuridico”. Queste riserve trasversali avanzate hanno dunque una rilevanza maggiore rispetto alle altre.
Non sarà però un’operazione facile: l’Istat riconosce che queste misurazioni sarà parecchio difficile “l’ovvia ragione – spiega – che esse si sottraggono a qualsiasi forma di rilevazione, e lo stesso concetto di attività illegale può prestarsi a diverse interpretazioni”. Per semplificare le cose, l’Eurostat ha fornito linee guida ben definite, circoscrivendo le attività illegali: “Le attività illegali di cui tutti i paesi inseriranno una stima nei conti (e quindi nel Pil) sono: traffico di sostanze stupefacenti, servizi della prostituzione e contrabbando (di sigarette o alcol)”.
L’Istat in realtà già inserisce nel Pil l’economia sommersa derivante dall’attività di produzione che pur essendo legale sfugge alle regole fiscali e quindi scade nella frode.