La bomba Brasile sta per scoppiare: a soli 28 giorni dall’inizio dei Mondiali, la protesta antigovernativa invade le piazze con più di 10 mila manifestanti tra le strade di Belo Horizonte, Brasilia, Manaus, Porto Alegre, Rio De Janeiro e San Paolo. Ed è proprio in quest’ultima città che oltre 5 mila membri del Movimento dei senzatetto hanno incendiato diversi copertoni di auto, minacciando lo stadio Corinthias, quello che ospiterà la prima partita inaugurale del 12 giugno: gli auspici per Brasile-Croazia non sono dei migliori.
La protesta a San Paolo e nel resto del Paese potrebbe mettere a rischio la più importante manifestazione calcistica al mondo. I manifestanti contestano al governo brasiliano di aver sperperato 11 miliardi di dollari per organizzare i Mondiali 2014 e costruire 12 stadi: un’azione impensabile per i protestanti che sono stati costretti a lasciare le proprie case a causa del costo degli affitti salito alle stelle nei quartieri vicini ai nuovi stadi. Ma c’è di più: secondo la piazza, un terzo delle nuove strutture non verrà utilizzata alla fine dei Mondiali. E gli operai morti per la costruzione degli stadi sono almeno 6.
La situazione è sempre più tesa: a San Paolo la protesta è al ritmo dei tamburi ma accanto al flusso pacifico c’è chi ha infranto i vetri di alcuni negozi e di una banca. Il traffico è in tilt dappertutto, soprattutto a Rio De Janeiro. “Se entro 28 giorni non risolveranno la situazione saranno guai”, ha dichiarao il capo delle 1.500 famiglie senzatetto di San Paolo.
E per provare a calmare le acque, è intervenuto l’ex presidente Ignacio Lula da Silva: il carismatico uomo politica ha condannato le proteste ma difficilmente le sue parole avranno effetti sulla folla che crede che quegli undici miliardi spesi per l’organizzazione dei Mondiali fossero un diritto dei cittadini.