“Il mio vitalizio non è uno scandalo”. L’ex governatore siciliano Totò Cuffaro rompe così il silenzio dal carcere e dice la sua sulle polemiche relative alla pensione che continua a ricevere ogni mese, nonostante sia detenuto a Rebibbia per scontare una pena a sette anni di reclusione.
L’ex presidente della Regione ha scritto una breve lettera dal carcere: “Avevo deciso di non intervenire nella polemica, – scrive Cuffaro – in gran parte strumentale, che è stata montata sulla mia pensione di deputato, mi sono convinto ad intervenire non per giustificarmi ma per tentare di fare chiarezza”.
Cuffaro entra nei dettagli del vitalizio che riceve da quando si è dimesso da governatore. “La mia pensione è al netto delle trattenute di 4.400 euro, frutto di versamenti di 20 anni di attività parlamentare, di 12 al governo, cinque come assessore all’Agricoltura e sette come presidente della Regione Siciliana – scrive dal carcere. – Il sottoscritto, medico radiologo, quando nel 1991 è stato eletto parlamentare regionale ha dovuto chiudere, perché incompatibile per legge, lo studio di radiologia, che era molto remunerativo del pur lauto stipendio di parlamentare ed è stato messo, sempre per legge, in aspettativa dal suo impiego di dirigente dell’Ispettorato sanitario della Regione, al quale era arrivato per pubblico concorso ”.
“Ho dovuto così rinunciare per la politica alla possibilità di costruirmi una pensione come medico radiologo, che sarebbe stata parametrata ai versamenti e certamente ben più alta delle 4.400 euro. Ho servito la Regione e la mia gente per venti anni – prosegue Cuffaro – e sto per questo pagando un conto umano e familiare inestimabile che non auguro a nessuno ”.
L’ex governatore polemizza anche con i giudici contabili. “Sto altresì pagando un conto economico spropositato di un milione e settantamila euro perché la Corte dei conti mi ha condannato a pagare quale danno erariale per l’atto di governo delle ambulanze del 118 e per avere ‘offuscato’ l’immagine della Regione con la mia condanna per la quale sono in carcere ”.
Cuffaro nella lettera scritta dal carcere, spiega quindi che il vitalizio “non è uno scandalo, come dei novelli moralizzatori si stanno affannando a fare credere e a pubblicare. La mia famiglia sta scontando con me il carcere. La pensione è, per me, un modo, non potendo più svolgere a pieno il ruolo di marito e di padre per essere ancora utile”.
“So che anche questa mia precisazione – dice infine Cuffaro – non servirà a chi non ha voglia di capire e continuerà a infangarmi, ma ho ritenuto giusto doverlo fare, c’e’ tanta gente che ha voglia di sapere come stanno realmente le cose e di capire”.