Con il deposito degli atti la Procura di Roma ha concluso l’inchiesta, con l’accusa di finanziamento illecito ai partiti, che ha visto coinvolto anche l’ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno. Ma l’ex primo cittadino della Capitale rischia acnora il rinvio a giudizio, mentre invece la posizione dell’ex presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, sembra essere stata chiarita.
Il nucleo della vicenda verte sulla costituzione, attraverso presunte false fatture siglate da Accenture, di un fondo di trenta mila euro, che sarebbe servito per le attività di propaganda della lista guidata da Renata Polverini durante le elezioni amministrative del 2010, quando la ex sindacalista vinse il turno elettorale.
La denuncia, oggi conclusa, è stata guidata dai pubblici ministeri Paolo Ielo e Mario Palazzi. L’inchiesta fu avviata dopo la denuncia della stessa Accenture dopo la conclusione di un’indagine interna all’azienda che vide la scoperta di un giro di fatturazioni false.
Secondo il gip, Costantino De Robbio, che firmo gli arresti domiciliari per Fabio Ulissi, collaboratore di Alemanno, e Giuseppe Verardi, ex manager di Accenture, Gianni Alemanno sarebbe stato il direttore dell’operazione di telemarketing, nata dopo l’esclusione del Pdl dalla tornata elettorale, a sostegno del listino che sosteneva Renata Polverini. Nel listino era candidata anche la moglie, Isabella Rauti. “Il deposito – dice Alemanno – degli atti è un normale passaggio istruttorio privo di giudizi di merito. Consentirà ai nostri avvocati di presentare una memoria difensiva con cui confidiamo di ottenere il pieno proscioglimento da tutti gli addebiti”.