I giudici della Corte Europea confermano il “diritto all’oblio” e si scagliano contro Google nella causa di un cittadino spagnolo: “Il gestore di un motore di ricerca su Internet è responsabile del trattamento effettuato dei dati personali che appaiono su pagine web pubblicate da terzi”.
Quanto contestato da Mario Costeja Gonzalez riguarda le ricerche online che sfruttano come chiavi il nome di una persona: se l’elenco dei risultati mostra un link verso una pagina web che contiene informazioni sul soggetto in questione, questo può rivolgersi direttamente al gestore del servizio per la soppressione del collegamento. Google, però, che gestisce oltre il 90 per cento delle ricerche del web, non riesce ad assecondare le richieste di tutti gli utenti e dunque non rimuove il link in questione: in questo caso, è possibile rivolgersi alle autorità per la soppressione del risultato non gradito.
La corte stessa riconsoce però che la rimozione del link dall’elenco dei risultati, potrebbe avere ripercussioni sul legittimo interessi degli altri internauti ed è dunque necesarrio cercare un giusto equilibro tra l’interesse generale dei navigatori e il diritto al rispetto della vita privata e alla protezione dei dati personali.
Con questa sentenza, la Corte Ue risponde ai giudici spagnoli in merito alla causa intentata nel 2010 da Gonzalez contro un quotidiano, Google Spain e Google Inc.