Conchita Wurst e la sua vittoria all’Eurovision Song Contest hanno smosso le coscienze dei politici Russi, sollevando critiche dai toni molto aspri: Dmitry Rogozin, il vicepremier, ha commentato il trionfo parlando di un risultato “che mostra ai sostenitori dell’integrazione europea il futuro del continente: una donna con la barba”; Vladimir Zhirinovsky, il leader nazionalista, sostiene: “È la fine dell’Europa: non hanno più uomini e donne, hanno ‘questo’”.
Le polemiche erano già state avanzate prima della finalissima dell’Arena di Copenaghen, quando il parlamentare Vitaly Milonov l’aveva definita “una pervertita, la cui presenza insulta milioni di russi”, descrivendo la sua partecipazione come “una propaganda per l’omosessualita e un declino morale”.
Nel frattempo, il “governatore popolare” filorusso di Jarkov, in Ucraina, ha indetto un referendum separatista “per non restare con gente come Conchita”.
Ma la drag queen barbuta continua nella sua lotta, sfruttando la sua fama per promuovere la libertà individuale: “Sarà il lavoro della mia vita e lo farò con gioia. Quella di Copenaghen non è stata solo una mia vittoria, ma una vittoria per chi crede in un futuro senza discriminazione, fondato sulla tolleranza e il rispetto”. E urla “We are unstoppable!”, motto che in molti vorrebbero usare come slogan dei prossimi Gay Pride.