Un modo peggiore per celebrare il cinquantesimo anniversario del suo ultimo scudetto, conquistato dalla squadra di Fulvio Bernardini nello spareggio del 1964 contro l’Inter, il Bologna proprio non poteva trovarlo. La retrocessione è arrivata dopo la sconfitta interna con il Catania al termine di una stagione che sarà ricordata per polemiche, contestazioni, operazioni di mercato molto discutibili e, soprattutto, per un gioco che, al di là dei risultati, non ha mai convinto.
L’annata storta del Bologna ha un passaggio chiave, il 7 febbraio. In estate la società aveva infatti costruito la squadra attorno al talento di Alessandro Diamanti, al quale era stata affidata anche la fascia di capitano. Sui gol dell’azzurro, il Bologna fondava le sue possibilità di salvezza, vista anche la scarsa vena di Rolando Bianchi (arrivato in estate) e di Robert Acquafresca. A gennaio sono cominciate a diffondersi voci su un suo trasferimento al Guangzhou, la squadra cinese allenata da Marcello Lippi. La trattativa, in un primo momento, parve saltare. Poi viene ufficializzata, appunto, il 7 febbraio, una settimana dopo la chiusura della finestra invernale del mercato, quando cioè non era più possibile investire i soldi incassati per la cessione di Diamanti per sostituirlo.
Una decisione che ha esasperato gli animi dei tifosi che hanno contestato la società per tutta la stagione ed hanno anche fatto una manifestazione sotto la casa del presidente Albano Guaraldi. In ogni caso il Bologna aveva sempre convinto poco, sia come gioco, sia come risultati. E la sostituzione in panchina di Stefano Pioli con Daniele Ballardini, decisa a gennaio, non ha migliorato la situazione. Il Bologna ha pagato soprattutto la scarsissima vena in zona gol che ne ha fatto il peggior attacco del campionato: tra febbraio e marzo è passato anche un mese senza gol ed i suoi attaccanti si sono rivelati i meno prolifici della serie A.
A peggiorare il clima anche vicende che con il calcio c’entrano poco. Come quando, in occasione della partita con il Napoli, il presidente onorario Gianni Morandi propose di suonare ‘Caruso’ per onorare Lucio Dalla e lanciare un segnale di amicizia. La canzone fu coperta dai fischi e dagli insulti nei confronti dei napoletani. Dopo sei stagioni consecutive, così, la serie A perde una piazza importante, con una bacheca di trofei gloriosa (sette scudetti e due coppe Italia) benché un po’ impolverata. Con il morale di ambiente e società sotto i tacchi non sarà facile rimettersi in piedi ed allestire una squadra che possa essere competitiva in serie B, per non fallire l’unico obiettivo logico della prossima stagione, ovvero limitare ad una sola stagione la permanenza in cadetteria.
Ma il 7 giugno l’anniversario dello scudetto di Bulgarelli e Pascutti, di Perani e Haller, del ‘così si gioca solo in paradiso’ avrà il sapore del purgatorio.