I poliziotti italiani sono finiti negli ultimi giorni nel mirino della stampa, delle istituzioni e dell’opinione pubblica. I riflettori sono puntati su alcune posizioni, sia espresse sui social network che osteggiate apertamente mettendoci la faccia, che fanno discutere e che stanno provocando polemiche a cascata.
Ma facciamo un passo indietro. Sabato 12 aprile si è tenuta a Roma un corteo dei senza casa, e non solo, dove non sono mancati i momenti di tensione. Per fortuna si è registrato solo un ferito grave mentre una quarantina di persone, tra forze dell’ordine e manifestanti, sono finiti in ospedale con codice verde e giallo.
Il giorno successivo sono iniziate a circolare sul web prima delle foto e poi dei video in cui si evinceva chiaramente che un poliziotto si accaniva con calci e spintoni su una ragazza che era finita a terra. La storia è rimbalzata su tutti i quotidiani e sui canali di informazione online riportando soprattutto la dichiarazione del capo della polizia, Alessandro Pansa: “Il poliziotto che ha calpestato la ragazza a terra? Un cretino da identificare”. Il “cretino” in questione si è riconosciuto nei video e si è presentato spontaneamente in questura, difendendosi dicendo che aveva scambiato la ragazza per “uno zainetto”. Ma il web non ha digerito questa versione così come i poliziotti non hanno gradito l’appellativo del loro capo.
“Se quel poliziotto è un cretino, allora siamo cretini anche tutti noi” hanno scritto in una lettera inviata al ministro dell’Interno Angelino Alfano. “Stiamo ancora attendendo inutilmente le scuse dal nostro capo per aver pubblicamente offeso un collega che ha sempre una sua dignità professionale e umana che non può essere lesa da nessuno. Se è stato giusto definire “cretino” un suo dipendente che ha forse sbagliato, allora sappia che “cretino” non è solo quel poliziotto ma lo siamo in molti qui in Veneto – si legge nella lettera – Cretini sono tutti i poliziotti che lavorano con passione anche se sono sempre meno e sempre più vecchi, sono tutti coloro che lavorano in piazza anche se rischiano la loro pelle, sono tutti quelli che lavorano per l’ordine pubblico senza uniformi idonee, sono tutti quelli che pattugliano le strade giorno e notte a bordo di auto vetuste”.
Ma evidentemente le scuse non sono arrivate perché subito è stata aperta una pagina Facebook, “Siamo TUTTI cretini” in cui gli agenti si sono confrontati sull’episodio postando anche le foto dei loro caschi con la scritta “cretino” attaccata dietro. “Siamo semplicemente stanchi di difendere uno stato che non ci difende” si legge nelle informazioni della pagina.
Il sentimento di protesta è sbarcato anche su Twitter dove ha spopolato l’hastag #siamotutticretini lanciato dal Sap, il Sindacato autonomo di Polizia che ieri è finito al centro di ulteriori attacchi mediatici.
Un lungo applauso ha accolto al Congresso nazionale del Sap, tre dei quattro agenti condannati dalla Corte di cassazione a 3 anni e 6 mesi per la morte del 18enne Federico Aldrovandi, il ragazzo morto il 25 settembre del 2005 durante un controllo a Ferrara. I delegati presenti sono scattati in piedi davanti a Paolo Forlani, Luca Pollastri ed Enzo Pontani.
La madre di Federico ha espresso tutto il suo sdegno in un post pubblicato su Facebook:
E ha aggiunto: “È terrificante, mi si rivolta lo stomaco. Cosa significa? Che si sostiene chi uccide un ragazzo in strada? Chi ammazza i nostri figli? È estremamente pericoloso”..
Non sono mancate le reazioni da parte delle istituzioni. Il premier Matteo Renzi ha commentato l’episodio definendolo indegno. Dopo ha telefonato alla madre di Federico Aldrovandi per esprimerle solidarietà. Alla sua si sono associati i vicesegretari del Pd, Deborah Serracchiani e Lorenzo Guerini, che hanno espresso totale vicinanza alla signora Patrizia.
Dure anche le parole del ministro Alfano: “Gli applausi sono un gesto gravissimo e inaccettabile che offende la memoria di un ragazzo che non c’è più e rinnova il dolore della sua famiglia. Applausi che danneggiano la polizia e il suo prestigio”.
Lo stesso Pansa ha espresso “vicinanza e solidarietà” alla madre di Federico “non riconoscendosi in alcun modo in comportamenti che trova gravemente offensivi nei confronti della famiglia Aldrovandi e della società civile che crede nell’operato delle donne e degli uomini della polizia”.
Per Daniele Tissone, segretario generale del Silp-Cgil, “dopo le nostre lotte per democratizzare le forze di polizia e dopo la tragedia di una madre, di una famiglia, è sconfortante assistere a quanto avvenuto ieri a Rimini (gli applausi agli agenti condannati per la morte di Federico Aldrovandi, ndr) nel corso del congresso del Sap”. Per Tissone “le sentenze, per di più se definitive, si rispettano. Ci dissociamo da un episodio che nulla ha a che vedere con la nostra cultura e che trova, da parte nostra, e in ogni momento di questa vicenda drammatica, un atteggiamento deciso di condanna nel rispetto dell’etica e dell’esercizio del ruolo di chi veste una divisa”. Quanto accaduto, “è la dimostrazione evidente che vi sia ancora molto da fare sul versante della formazione interna. Utilizzare strumentalmente la vicenda, rinnovando il dolore della famiglia Aldrovandi è del tutto intollerabile”.
E intanto la signora Moretti questa mattina ha condiviso sul suo profilo una pagina Facebook, “People for #vialadivisa“ che “vuole essere un grande abbraccio alle famiglie delle vittime di stato, un abbraccio virtuale fatto di abbracci che arrivano da tutto il mondo”.