“Sulle riforme faremo tutti gli sforzi, fino all’ultimo giorno, per trovare un punto comune”. Sono queste le parole usate dal premier Matteo Renzi durante la riunione con i senatori del Pd sullo spinoso e controverso tema delle riforme.
E ha aggiunto: “Se non si trova una sintesi, sono pronto a fare un passo indietro. A tutti i costi non ci sto: o così o vado a casa”. Il premier quindi è disposto a tornare alla urne, e a chi all’interno del Pd critica la collaborazione politica con Forza Italia sulle riforme, il segretario ha mandato un messaggio chiaro: “Tenerli dentro è doveroso, le riforme vanno condivise”.
Nel suo intervento durante l’assemblea il segretario del partito ha proposto di lasciare alle singole Regioni il compito di definire le modalità con cui individuare i consiglieri regionali che entreranno nel nuovo Senato.
Una meccanismo di elezione indiretta su cui ci sarebbe larga condivisione ma è una proposta sulla quale non sarà facile mettere un punto: ci vorrà ancora un po’ di tempo per limare le modifiche da apportare al ddl del governo.
Infatti potrebbe slittare a lunedì, l’arrivo del testo base dei relatori del ddl costituzionale di riforma del Senato e del titolo V della Costituzione in commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama che inizialmente era previsto per domani. E i tempi rischiano di allungarsi, anche se sui tempi Renzi avrebbe ribadito che sarebbe meglio “approvare la riforma costituzionale entro il 25 maggio (giorno delle elezioni Europee, ndr) ma non mi impicco a una data. I sondaggi ci danno avanti ma io ho detto ai miei che se li vedo ancora guardare i sondaggi li meno”.
Nel pomeriggio riprenderà in commissione la discussione generale sulle riforme costituzionali: a disposizione dei gruppi restano ancora sei ore di dibattito che non è detto vengano esaurite tutte oggi. Oltre alle due ore di discussione tra la seduta antimeridiana e quella pomeridiana dell’Aula, la Commissione si riunirà anche in serata, alle 20,30. Esauriti gli interventi, la presidente di Commissione Anna Finocchiaro (Pd) vorrebbe che ciascun gruppo tirasse le fila degli interventi dei singoli ed esponesse la propria posizione, cosa che potrebbe portar via anche le sedute già fissate per domani alle 8,30 e alle 14 nelle pause dell’Aula su cui pende comunque l’ipotesi della fiducia sul decreto salva-Roma.