Alla crisi in Ucraina, come già è successo in Georgia nel 2008, sarà pronta a rispondere se i suoi interessi verranno attaccati o messi in difficoltà. Con queste parole il ministro degli Esteri russo, Serghiei Lavrov, ha spiegato la posizione di Mosca durante un’intervista. Lavrov ha sottolineato come sia molto difficile che le truppe moscovite superino il confine ucraino, ma non ha dimenticato di sottolineare che “un attacco ai cittadini russi è un attacco alla Federazione russa”.
Ma il titolare del dicastero degli Esteri russo non si è limitato a questo. Lavrov ha, infati, accusato gli Stati uniti di essere alla guida delle scelte delle nuove autorità vicine all’occidente. Le dichiarazioni di Lavrov arrivano all’indomani di una nuova telefonata del segretario di Stato americano John Kerry che a Lavrov “una forte preoccupazione per la mancanza di passi positivi da parte della Russia per allentare le tensioni nell’est dell’Ucraina – rende noto il Dipartimento di Stato- . Kerry ha fatto appello a Mosca affinché calmi la propria retorica e si impegni sul piano diplomatico con il governo di Kiev e con l’Osce”.
Il segretario di Stato americano ha avuto un colloquio telefonico insieme al premier ucraino Arseni Iatseniuk. Kerry ha fatto i suoi complimenti al premier per gli importanti progressi compiuti da Kiev sul fronte della legge sull’amnistia in favore dei ribelli a favore di mosca.
Ma la tensione nelle zone orientali dell’Ucraina non sembra diminuire. Dopo la tregua di Pasqua, macchiata da una sparatoria in cui sono morte almeno quattro persone, il presidente ad interim Oleksandr Turcynov ha ordinato che vengono riprese le attività militari contro i ribelli filorussi. Il presidente ha spiegato che questa è la risposta dovuta dopo il ritrovamento di due cadaveri di persone “brutalmente torturate”. “Questi crimini – spiega Turchynov – sono stati commessi con il pieno sostegno e la connivenza della Russia”. La ripresa delle ostilità è giunta a poche ore dopo la diffusione da parte del ministero della Difesa ucraino della notizia di un aereo militare di Kiev colpito da proiettili dei filorussi durante un volo di ricognizione a Sloviansk.
L’accordo, siglato a Ginevra il 17 aprile tra Usa, Russia, Ue e Kiev, che imponeva ai separatisti filorussi di deporre le armi e abbandonare gli edifici pubblici occupati non è stato rispettato. Un accordo al quale, spiegano i ribelli, non si sentono vincolati in nessun modo. E proprio gli spari sull’aereo ucraino arrivano a poche ore dalla partenza del vicepresidente americano Biden che aveva spiegato: “È ora che la Russia smetta di parlare e cominci a passare all’azione per rispettare gli accordi di Ginevra”