Sabato 12 aprile: a Roma manifesta il movimento per la casa. Il corteo che ha manifestato per la Capitale inizia a diventare violento e comincia una vera e propria guerriglia. Decine saranno i feriti, di cui uno molto grave.
Ma nel mirino finisce ancora una volta l’operato delle forze dell’ordine. Online circolano diversi video che testimoniano gli scontri e uno in particolare ha suscitato lo sdegno di molto: un poliziotto calpesta una ragazza. Ma non è l’unico caso. Alcune riprese mostrano, in modo inequivocabile, un agente che sferra calci e colpisce con il manganello un manifestante inerme a terra. E all’inizio a infierire sul ragazzo erano addirittura in tre.
Accusato di lesioni volontarie aggravate dall’abuso di potere, il poliziotto che ha calpestato la ragazza si è presentato spontaneamente in Questura e ha tentato di difendersi: “Credevo fosse uno zainetto”. Sul caso è stata avviata un’inchiesta interna per ricostruire i fatti, anche se le foto e video non lasciano spazio a interpretazioni.
Adesso “i relativi atti saranno trasmessi – riferisce ancora l’ufficio stampa della Questura – all’autorità giudiziaria e valutati per gli aspetti disciplinari”.
Intanto, sono una cinquantina gli attivisti dei movimenti per la casa e antagonisti che si sono dati appuntamento davanti al carcere di Regina Coeli a Roma, per chiedere la liberazione dei quattro militanti arrestati a seguito degli scontri durante il corteo di sabato scorso nella Capitale.
“Tutti liberi, tutte libere”, scandiscono in coro i manifestanti mentre sono in corso gli interrogatori di convalida degli arresti delle quattro persone fermate. I partecipanti al sit-in sono assiepati sul Lungotevere davanti al carcere, mentre la sottostante via della Lungara, dove è posto l’ingresso dell’istituto penitenziario, è stata chiusa da due blindati dei carabinieri che presidiano la zona insieme agli agenti della polizia.
Due bombe carta sono esplose sulla strada davanti all’ingresso del carcere di Regina Coeli, lanciate da alcuni attivisti dei movimenti per la casa che sono in presidio sul lungotevere antistante. I manifestanti hanno acceso anche dei fumogeni e continuano a intonare cori per chiedere la liberazione dei quattro militanti arrestati durante gli scontri di sabato scorso nella capitale, per i quali è in corso l’interrogatorio di garanzia all’interno dell’istituto penitenziario. “Quando l’ingiustizia si fa legge ribellarsi è necessario”, “la libertà non cade dal cielo. Nico Matteo Ugo Simon liberi tutti liberi subito”, recitano gli striscioni esposti dai manifestanti.