Una tregua istituzionale. Dopo aver nominato il suo secondo governo senza ascoltare il parere dei partiti della maggioranza, il presidente della Regione lancia un appello a tutte le forze politiche, alle forze sociali e al mondo del volontariato. “Vorrei rivolgere un appello a tutti i partiti per arrivare a una tregua istituzionale. Lavoriamo tutti insieme per varare le riforme”, scrive in una nota il governatore.
“Vogliamo una politica del dialogo aperto a tutti al di là delle appartenenze – prosegue Crocetta – per portare avanti le grandi riforme che possono salvare la Sicilia. Partendo dal dl pagamenti, dalle variazioni di bilancio, dalla legge per lo sviluppo, per la semplificazione amministrativa, il testo unico per le attività produttive e la legge per i testimoni di giustizia. Su questi punti – afferma Crocetta – il governo è intenzionato ad andare avanti e se tali provvedimenti non dovessero essere approvati, si rischiano migliaia di licenziamenti e imprese che falliscono”.
L’appello di Crocetta ai partiti è in realtà anche un monito per gli alleati di governo. “Impediremo il degrado della Sicilia, gli interessi della regione non possono essere schiacciati da quelli dei partiti e delle correnti, in una guerra infinita che non aiuta nessuno. Non è questo il momento delle divisioni, – continua il presidente – ma della grande unità. Per questo lancio il patto per la Sicilia per lo sviluppo, la legalità, il lavoro, il risanamento. Un patto aperto a tutti, agli uomini di buona volontà, senza usare i classici linguaggi del politichese. A chi pensa invece di poter proseguire bloccando il cambiamento e le riforme, dico che, qualora il clima non dovesse rasserenarsi, il governo non avrà altra scelta che porre la fiducia sui provvedimenti che presenta in aula traendone tutte le conclusioni possibili. Mi sono candidato presidente per portare avanti la rivoluzione e non per vivacchiare giorno per giorno e con lo spirito massimo di dialogo con tutti, con la consapevolezza di chi vuole salvare la Sicilia, ho intenzione di continuare la mia battaglia. Ma non è permesso a nessuno di giocare contro gli interessi della Sicilia, dei siciliani che non ne possono più, dei disoccupati che affollano le piazze e adesso anche le chiese. Se questo senso di responsabilità non dovesse prevalere, – conclude Crocetta – ne trarremo tutti le necessarie conseguenze”.
“Poi alcune cose si possono fare anche per via amministrativa”, sottolinea Crocetta. “Penso, per esempio, alla riforma della formazione professionale. La prossima settimana varerò l’atto di indirizzo per la programmazione dei fondi europei nel settore: e lì saranno contenute le modifiche al sistema attuale”.
A proposito del personale del settore, Crocetta afferma che “tutti saranno garantiti. Ma partiamo ancora dall’albo che raggruppa chi è stato legittimamente assunto entro il 31 dicembre 2008. Chi è entrato dopo quella data sarà espulso, abbiamo già individuato qualche centinaio di casi ma siamo sicuri che saranno molti di più. Poi dirotteremo verso il Ciapi di Priolo, o in progetti da questo gestiti, quanti non troveranno spazio negli enti pur essendo regolarmente inseriti nell’albo”.
Quindi, secondo il governatore “alla fine, senza contare i lavoratori della formazione speciale e quelli degli sportelli, nell’albo resteranno circa 3.500 formatori che possono tranquillamente essere assorbiti dai corsi che abbiamo in mente”. E sui prepensionamenti afferma: “Ci sono stati i primi incontri al ministero. Abbiamo un budget, all’interno del Piano Giovani, per accompagnare alla pensione chi avrà un certo numero di anni di contributi. Speriamo possano essere almeno 300″.