Marcello Dell’Utri, 74 anni non è più latitante. È stato arrestato stamattina dall’intelligence libanese: si trovava in un lussuoso albergo di Beirut, l’InterContinental Phoenicia, 5 stelle affacciato sul porto turistico della città. Quando la polizia ha fatto irruzione nella struttura in cui alloggiava, Dell’Utri era da solo e si trovava a letto.
Da quanto si apprende, quando Dell’Utri è stato rintracciato aveva con sé una “cospicua somma di denaro” in contanti. L’ex sentaore non avrebbe detto niente agli uomini dell'”Intelligence security police” libanese, un organismo paragonabile alla nostra digos, che hanno eseguito materialmente il fermo: la ricostruzione dei suoi spostamenti e l’individuazione del luogo di arrivo è stata fatta invece dall’Interpol della polizia italiana, presente sul luogo con un un funzionario di collegamento.
In Italia l’annuncio è stato dato dal ministro dell’Interno: “Marcello Dell’Utri è stato rintracciato dalla polizia libanese a Beirut – ha spiegato Angelino Alfano – che aveva avuto indicazioni dalla polizia italiana in ottemperanza ad un mandato di cattura internazionale. In questo momento si trova presso l’ufficio della polizia libanese”.
“Si tratta ovviamente di una cattura connessa – spiega il ministro – ad una procedura che diventerà estradizionale per la quale il governo italiano, per il tramite del ministro della giustizia, immediatamente si attiverà”. Infatti il ministro della Giustizia Andrea Orlando sta tornando a Roma da Torino per firmare al ministero la richiesta di estradizione per l’ex senatore.
“Abbiamo avviato tutte le procedure previste dalla legge e dai trattati per l’estradizione” ha annunciato il ministro della Giustizia Andrea Orlando, a margine di un convegno della minoranza Pd.
Gli inquirenti del Dipartimento di intelligence della polizia libanese non stanno interrogando l’ex senatore che attualmente si trova in una stanza di una caserma della polizia di Beirut per le formalità di rito. Ma dalle prime indiscrezioni sembrerebbe che Dell’Utri abbia preferito restare in silenzio. E i funzionari dell’ambasciata d’Italia a Beirut sono in attesa di prestare assistenza consolare all’ex senatore. “Come sempre avviene in questi casi, prestiamo assistenza consolare ad un nostro cittadino”, precisano.
Potrebbe tenersi già lunedì – in base ad alla prime informazioni che arrivano da Beirut – l’udienza di convalida dell’arresto di Marcello Dell’Utri di fronte al giudice libanese. In questa sede non si discuterà dell’eventuale estradizione, la cui concessione da parte del Libano è legata al fatto che l’arresto sia prima convalidato.
Dopo l’emissione di un mandato di cattura internazionale, Dell’Utri ha avuto un colloquio telefonico, autorizzato dalla polizia locale, col suo avvocato, Giuseppe Di Peri. In attesa dell’udienza di convalida del fermo, fissata per lunedì, i due avrebbero concordato la strategia difensiva. Dell’Utri ricorrerà ad un legale libanese che si occuperà dell’udienza e delle fasi del procedimento di estradizione.
Il legale di Dell’Utri, Giuseppe Di Peri, ha sottolineato come “l’eventuale esistenza di un trattato per l’estradizione tra Italia e Libano, di cui non conosco i termini, è la prova che Dell’Utri non aveva alcuna intenzione di darsi alla fuga, altrimenti avrebbe scelto un Paese diverso, e che non c’è stato alcun piano relativo al suo allontanamento”.
Sulla base di un accordo bilaterale firmato a Beirut nel 1970 ed entrato in vigore il 5 aprile 1975, Italia e Libano di sono impegnate a “consegnarsi reciprocamente” “gli individui che, trovandosi nel territorio di uno dei due stati, sono perseguiti e condannati dalla autorità giudiziarie dell’altro stato”. La convenzione sulla reciproca assistenza giudiziaria – il cui testo è disponibile sul sito del ministero della Giustizia – si compone di 47 articoli. Il capitolo I del titolo III tratta – dall’art. 14 all’art. 32 – le procedure di estradizione. Ferma restando la protezione che ciascuno dei due stati garantisce ai propri cittadini, la Convenzione prevede che siano sottoposti a estradizione “gli individui che sono perseguiti per crimini o delitti puniti dalle leggi delle parti contraenti con una pena restrittiva delle libertà di almeno un anno” e “gli individui che sono condannati, in contraddittorio o in contumacia dai tribunali dello stato richiedente per crimini o delitti puniti dalla legge dello stato richiesto con pena restrittiva della libertà di almeno di almeno sei mesi”. Dell’Utri ha una condanna a 7 anni nel processo di appello bis per concorso esterno in associazione mafiosa e il 15 aprile è previsto il pronunciamento della Cassazione. Il trattato prevede inoltre che in caso di urgenza, segnalata dalle autorità richiedenti, si proceda all’arresto provvisorio, sulla base di una domanda trasmessa anche via Interpol, in attesa che arrivi l’istanza di estradizione corredata dei documenti necessari. Riguardo invece ai casi di diniego, la Convenzione stabilisce che “l’estradizione non sarà concessa se l’infrazione per la quale è domandata è considerata dalla parte richiesta di materia politica o connessa a tale infrazione”.
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