Ru486, meglio conosciuta come la “pillola dell’aborto”. Cos’è?
L’arrivo in Italia risale all’1 aprile 2010, ben 22 anni dopo la commercializzazione in Francia, ma inizialmente il suo utilizzo era consentito soltanto tramite ricovero di 3 giorni in ospedale, seppur molte regioni ne hanno permesso in seguito la somministrazione in day hospital.
Da non confondere, però, con la “pillola del giorno dopo” Norlevo, che è un anticoncezionale che non provoca l’interruzione di una gravidanza, come fa l’Ru486, ma impedisce l’eventuale annidamento nell’utero dell’ovulo che potrebbe essere fecondato.
COME FUNZIONA: l’Ru486 è un farmaco a base di mifepristone, uno steroide sintetico che viene utilizzato per l’aborto chimico durante i primi due mesi di gravidanza e che blocca l’azione progestinica sui recettori, inibendo lo sviluppo embrionale e causando il distacco e l’eliminazione della mucosa uterina, similmente a come avviene per le mestruazioni. Il medico, dopo aver accertato tramite ecografia che la gravidanza all’interno dell’utero sia inferiore ai 49 giorni, somministra da una a tre compresse da 200mg di mifepristone. Se entro due giorni non si verifica l’espulsione della mucosa e dell’embrione, viene somministrata una prostaglandina, dedita a provocare delle contrazioni uterine. Le stime sostengono che la sola somministrazione di Ru486 abbia una percentuale di efficacia pari all’80%, che in abbinamento alla prostaglandina sale tra il 92% e il 99%.
DECESSI: Dal 1988 a ora risultano essere 14 o 16 le vittime il cui decesso è da ricollegare alla pillola dell’aborto, seppur un documento ufficiale inviato dalla ditta produttrice al ministero parla di 29 vittime. Nel luglio 2005 la Food and Drug Administration statunitense ha comunicato la morte di 4 donne negli Usa (su 460 mila, lo 0,00087 per cento) successiva al trattamento con Ru486 nei cinque anni precedenti, e in seguito, nel marzo 2006, di altre 2; per tutte la causa è stata una sepsi con sintomatologia atipica, causata senz’altro per le prime 4 da un’infezione batterica da “Clostridium sordellii”, un batterio normalmente non pericoloso presente nella flora batterica intestinale. In ogni caso, tra gli effetti collaterali si registrano emorragie (sanguinamento di origine uterina) talvolta abbondanti per un periodo dai 7 ai 15 giorni, dolori addominali, nausea, vomito, febbre.
STORIA: Etienne-Emile Baulieu, lavorando per i laboratori Roussel Uclaf su derivati del progesterone scoprì un potente anti-progestinico, inizialmente chiamato Ru-38486 (secondo le iniziali del laboratorio dove fu messo a punto, e un numero di serie). Il mifepristone venne posto sul mercato in Francia nel 1988, per l’uso in combinazione con prostaglandine. Nel 1990 fu autorizzata in Gran Bretagna, e un anno dopo in Svezia mentre dal 1999 viene ufficialmente commercializzata in Germania, Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Grecia e Paesi Bassi, Svizzera, Israele, Lussemburgo, Norvegia, Tunisia, Sudafrica, Taiwan, Nuova Zelanda e Federazione russa.
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